In Sicilia il tema della siccità si somma a quello della gestione delle dighe: «Interventi idraulici carenti, manutenzioni inesistenti e collaudi fantasma, condotte colabrodo, furti di cavi e impianti, mancanza di interconnessioni tra le province».
A lanciare l’ennesimo allarme è il Comitato spontaneo che riunisce 19 tra le maggiori cooperative vitivinicole dell’Isola: Colomba Bianca (presidente Dino Taschetta); Petrosino (Vincenzo Ampola); Cva Canicattì (Giovanni Greco); Santa Ninfa (Filippo Murania); Kaggera (Franco Maiorana); Cantine Paolini (Gaspare Baiata); Chitarra (Giacomo Manzo); Settesoli (Giuseppe Bursi); Avanti (Nicola Lazarino); Riesi (Salvatore Chiantia); Casale (Rocco Curatolo); Ermes (Rosario di Maria); Cellaro (Nino Guasto); Birgi (Giuseppe Monteleone); Fiumefreddo (Salvatore Orlando); Sant’Antonio (Aldo Vaccaro); Europa (Nicolò Vinci); Rinascita (Antonino Spezia); San Francesco di Paola (Giuseppe De Luca).
«Il deficit idrico che ci troviamo a fronteggiare – sottolineano in coro i presidenti, riunitisi in videoconferenza – richiede un’attenzione massima da parte del Governo, così come sta accadendo per diverse regioni del Nord. Chiediamo al presidente della Regione Siciliana di inviare una richiesta di dichiarazione dello stato di emergenza per siccità. La situazione è ormai irreversibile: occorre velocizzare gli interventi infrastrutturali con mezzi e poteri straordinari, per salvare il salvabile».
Le 26 dighe presenti in Sicilia versano in condizioni disastrose, la media annuale delle temperature continua a salire e, nonostante le copiose piogge invernali (quest’anno il trend è stato positivo), non c’è continuità d’irrigazione a garanzia del buono stato di salute delle vigne, così come di tutte le altre colture: «Oltre il danno arriva pure la beffa: poche settimane fa avevamo già denunciato lo sversamento in mare dell’acqua della Diga Trinità (Castelvetrano, Trapani), a causa di disallineamenti burocratici e mancate verifiche; adesso hanno anche rubato fili, quadri elettrici e pompe idrauliche (nelle dighe Trinità e Garcia, vedi foto in allegato), annullando anche la speranza di utilizzare i metri cubi di acqua rimasti disponibili. Siamo in allarme – continuano i rappresentanti delle cantine – abbiamo necessità di irrigare i campi per arrivare alla vendemmia senza troppo stress per le piante, con conseguenti difficoltà di maturazione che potrebbero comportare irreparabili perdite per il settore.
Le cooperative agricole, inoltre, chiedono anche che si avvii la tanto attesa riforma dei Consorzi di bonifica e che ci sia una regia unica per ammodernare la rete regionale: «La priorità, a nostro avviso – continuano – è quella dei collettori tra le dighe provinciali, per evitare che l’intero sistema possa essere messo in crisi. Poi occorre mettere fine alla stagione dei commissariamenti, riordinare le competenze sulla gestione idrica (a oggi rimbalzate da un ufficio all’altro), istituire un’unità di crisi permanente che metta insieme cantine, associazioni di categoria e sindaci del territorio e utilizzare il personale della Forestale come polizia idraulica al fine di evitare furti d’acqua. Noi e i nostri agricoltori conosciamo il territorio più di chiunque altro, vorremmo solo essere chiamati in causa per cercare insieme di trovare le soluzioni più idonee, evitando i disastri che si prospettano all’orizzonte».