Con queste parole il Capo del Dipartimento della Protezione civile Angelo Borrelli da Genova ricorda la tragedia del viadotto sul Polcevera dell’autostrada A10 che un anno fa, il 14 agosto 2018 alle ore 11.36 causò 43 morti e 9 feriti, oltre all’evacuazione di più di 400 persone che dovettero lasciare le proprie case o i loro posti di lavoro e a importanti disagi alla viabilità internazionale vista la vicinanza con il confine con la Francia.
AL LAVORO, DAI PRIMI MINUTI DOPO LA TRAGEDIA – Più di mille persone. 340 Vigili del fuoco, oltre 400 tra funzionari di protezione civile, rappresentanti delle autorità locali, forze dell’ordine, forze armate, volontari delle associazioni di Protezione civile della Regione Liguria, Servizio sanitario, tecnici delle aziende di servizi essenziali e della viabilità.
Tutti al lavoro, per diversi giorni, senza sosta, in una situazione di pericolo anche per la propria vita, sotto i piloni del ponte pericolanti ancora rimasti in piedi, per salvare chi miracolosamente è scampato alle conseguenze del crollo.
L’ATTIVAZIONE DEL SISTEMA – La notizia del crollo è giunta alla Sala Situazione Italia del Dipartimento della Protezione civile pochi minuti dopo le 11.36 quando i piloni del viadotto hanno ceduto, causando l’incidente.
Subito dopo è giunta anche la notizia che le prime squadre di Vigili del fuoco si stavano recando sul posto. In pochi minuti è partita la macchina dei soccorsi prevista per questo genere di incidenti. Veniva subito attivato il Centro operativo comunale di Genova e pochi minuti dopo anche il Centro coordinamento soccorsi della Prefettura che da quel momento è diventato il centro nevralgico dell’organizzazione dei soccorsi a livello locale.
Il dispiego sul campo della macchina dei soccorsi coordinato dal CCS di Genova in contatto con il Dipartimento della Protezione civile era così organizzato :
• Attività continue di search and rescue, ricerca e salvataggio di chi si trovava sotto le macerie, portate avanti con coraggio e abnegazione dai Vigili del fuoco.
• Grande sforzo degli operatori sanitari impegnati nelle cure ai feriti nell’ospedale da campo montato nei pressi del ponte e negli ospedali di Genova e di tutta la Liguria.
• Paziente opera degli psicologi, che non hanno lasciato solo nessuno, costantemente vicini alle persone per ridurre l’angoscia di una tragedia tanto grande.
• Il lavoro senza sosta dei volontari con le magliette delle associazioni di Protezione civile, vero e proprio punto di riferimento per i cittadini nei momenti più difficili.
IL COMITATO OPERATIVO – A livello nazionale il Capo del Dipartimento Angelo Borrelli convocava alle ore 14 il Comitato Operativo, tavolo che riunisce i vertici delle Strutture operative all’opera per garantire i soccorsi. L’obiettivo era assicurare il massimo supporto al territorio in termini di ricerca e soccorso dei sopravvissuti e di tutti coloro che si trovano in difficoltà per le conseguenze dell’incidente, di assistenza sanitaria psicologica e pediatrica e in termini di viabilità dato il ruolo che il viadotto Morandi aveva nella viabilità nazionale e internazionale vista la prossimità del confine con la Francia.
IL TEAM DEL DPC A GENOVA – Alle ore 16 del 14 agosto partiva per Genova un team di funzionari del Dipartimento della Protezione civile con l’obiettivo di coadiuvare le autorità locali nella gestione della macchina dei soccorsi e per facilitare le comunicazioni e la collaborazione con il Comitato operativo riunito a Roma. Anche il Capo del Dipartimento Borrelli raggiungeva Genova per seguire personalmente lo svolgimento dei lavori.
Il Comitato operativo è rimasto in funzione ininterrottamente per 24 ore per poi lasciare il coordinamento dell’operatività al Centro coordinamento dei soccorsi a Genova.
LO STATO D’EMERGENZA – Pochi giorni dopo la tragedia con un decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri e con la relativa ordinanza di Protezione civile veniva indetto lo stato di emergenza e veniva nominato Commissario delegato del Governo il sindaco di Genova Marco Bucci. Partiva così il lavoro di demolizione della parte del ponte rimasta in piedi e di progettazione del nuovo ponte che permetterà il miglioramento delle condizioni della viabilità sull’autostrada A10 messe a dura prova dal crollo del Ponte Morandi.