
I dazi sono diventati lo spartiacque. Nonostante esponenti del governo e dei media di Stato (con l’appendice di buona parte delle opposizioni che si agitano solo per farsi propaganda) ci dicono che non ci saranno ricadute su consumatori e cittadini. Il futuro sembra un altro. Occorrerebbe concentrarsi su politiche italiane ed europeiste per alternative al presente
Dicono che in settimana il capo del Governo andrà a Washington, a chiedere cosa non si sa, visto che i dazi non sono per l’Italia ma per l’Ue (o forse presenterà la sua Italexit?). Mentre il vice di Trump verrà in Italia a ripeterci quello che ci ha già detto a Monaco di Baviera qualche settimana fa (1). Musk al congresso della Lega ha lanciato la melassa “dobbiamo arrivare ad una zona di libero scambio con dazi zero”… suvvia, non siamo Singapore. I ministri in qualche modo più coinvolti (Economia, Agricoltura e Sviluppo economico) ripetono quel che dice Meloni.
Intanto il governo è molto attivo per risolvere quelle che loro chiamano emergenze: sicurezza e immigrazione.
Problemi che non ci sembra siano emergenze. Pur se, talvolta molto coinvolgenti, sono funzionali a chi, per farsi propaganda, si crea il nemico.
La legge sulla sicurezza è fatta più per limitare alcune libertà che per la prevenzione, rispetto alla quale sarebbe bastato un miglior controllo del territorio, anche perché gli aumenti di pene e reati non sono mai rimedi (vedi femminicidio – 2).
L’Italia ha speso quasi miliardo di euro per centri immigrati in Albania che, anche se dovessero essere convertiti da transito a rimpatrio, non si capisce perché farli in Albania quando in Italia già ci sono e quelli eventualmente da aggiungere/migliorare sarebbero costati molto meno.
E’ sicuramente giusto che i dazi non debbano essere motivo di rottura con gli Usa, anche perché, avendoci salvati dal nazi-fascismo, gli americani sono ovunque con i loro militari e i loro investimenti e, al momento, sarebbe un suicidio (anche per loro, pur se con arroganza fanno finta di non saperlo) prevedere diversi rapporti.
Gli esercenti la cosiddetta patria potestà non ci danno più la paghetta…e come ha ben rilevato qualcuno (Mario Draghi ed Enrico Letta coi loro recenti rapporti sullo stato e prospettive dell’Ue) c’era da aspettarselo.
Quindi, invece di andare allo sbaraglio, ognuno per conto proprio non solo tra i membri Ue ma anche all’interno della coalizione del governo nazionale (le opposizioni… uguali…), perché non ci si mette d’accordo fissando i paletti del nostro ruolo e delle nostre richieste in Ue e in Commissione?
E’ difficile, ma non impossibile. Crediamo che al di là di chi si appaga creandosi ogni giorno nemici e amici immaginari, si potrebbe fare. Ma serve una dolorosa rottura, emarginando chi spaccia i propri interessi (ideologici ed economici) per italiani ed europei.
E’ altamente probabile che al governo non ci sia disponibilità in merito, visto che nello stesso governo sono convinti che il mandato esecutivo conferitogli sia assoluto e non commisurato alle divisioni di potere che sono base del nostro sistema costituzionale. Essendo l’alternativa una totale sudditanza di cittadini e consumatori a divagazioni ideologiche e di poteri, una valutazione sulla possibile unità nazionale, nell’ambito del progetto europeo, sarebbe opportuna.
Vincenzo Donvito Maxia – presidente Aduc
1 – https://www.aduc.it/articolo/dazi+vicepresidente+usa+vance+italia_39051.php
2 – https://www.aduc.it/articolo/reato+femminicidio+serve+meno+quello+omicidio_39036.php