La Squadra Mobile di Macerata, nell’ambito dei servizi di prevenzione nei pressi degli Istituti scolastici denominati “Operazione Scuole Sicure” ha denunciato uno studente di 13 anni per detenzione ai fini di spaccio di sostanza stupefacente destinata agli altri studenti minori
Il potenziamento dell’attività di vigilanza e controllo, messo in campo nei pressi degli istituti scolastici contro la diffusione delle droghe, ha dato i suoi risultati.
A livello nazionale i numeri dell’iniziativa “Scuole Sicure 2018-2019” promossa nel settembre 2018 sono stati davvero soddisfacenti.
In particolare dall’inizio dell’anno scolastico fino al 30 giugno 2019 con la chiusura dell’anno scolastico sono stati ottenuti
importantissimi risultati: ben 14,7 chili di droga sequestrati;
31 arresti e 45 denunce all’autorità giudiziaria; nonché 855 violazioni amministrative e reati accertati.
Il progetto ha interessato tutti gli istituti scolastici sparsi in 11 regioni ed ha coinvolto di più di 26 mila unità di personale, con oltre 13 mila servizi effettuati singolarmente o con operazioni congiunte.
«Nessuna tolleranza sia per la droga sia per gli spacciatori», a prescindere dall’età dello spacciatore come nella fattispecie in esame che vede coinvolto un alunno di 13 anni con droga destinata ai propri compagni anche a quelli più piccoli
Non possiamo tollerare ed ammettere in alcun modo che circoli Droga tra libri e quaderni, per questo i controlli della polizia nelle scuole di Macerata aprono scenari inquietanti sul fronte dello sballo tra i giovanissimi.
E il questore Antonio Pignataro lancia un appello e propone ancora una volta le parole del Signor Capo della Polizia GABRIELLI « Il male peggiore della nostra società è l’indifferenza delle nostre comunità che è la negazione dello spirito umano”: non dobbiamo girarci dall’altra parte occorre che facciamo tutti le scelte di campo che siamo chiamati a fare altrimenti in quel momento in quella scelta di indifferenza, in quel voltarsi dall’altra parte una parte di noi Muore e muore tutta la società.
Il Questore sottolinea “occorre reagire” è necessaria una mobilitazione in primis delle famiglie alcune delle quali “ oggi purtroppo rimangono nella totale indifferenza nei confronti dei propri figli ” e del mondo della scuola che coinvolga tutti per evitare che la vita dei nostri ragazzi venga avvelenata e distrutta dalle sostanze stupefacenti».
L’impegno deve essere massimo e ciascuno deve fare la propria parte senza girarsi dall’altra parte.. questo è il monito del Questore !
In tale delicato contesto, infatti, la Questura di Macerata con il coordinamento del Procuratore Capo Giovanni GIORGIO è impegnata quotidianamente al contrasto dello spaccio continuando in maniera incessante nell’operazione Scuole sicure che vede l’impiego, senza soluzione di continuità, degli agenti della Squadra Mobile diretta dal commissario capo Maria Raffaella Abbate e personale di rinforzo in divisa con l’impiego delle unità cinofile.
Un’attività, ribadisce il Questore, «a difesa delle giovani generazioni e delle tante famiglie che soffrono nel vedere i propri figli destinati a cadere nel “tunnel della droga e quindi all’autodistruzione». I controlli vengono effettuati nei pressi degli istituti scolastici: veri e propri pattugliamenti con l’impiego di poliziotti in divisa e in borghese, sia prima dell’orario d’ingresso che all’uscita degli alunni.
Il contrasto dello spaccio di sostanze stupefacenti tra giovani avviene su due binari: Prevenire e Reprimere.
Per questo motivo si organizzano incontri con gli studenti di tutte le età considerando che l’età del consumo di droga si è notevolmente abbassata, si registrano infatti consumatori anche di soli 10 anni, motivo per cui i nostri agenti si recano nelle scuole illustrando ai giovani quali sono le conseguenze dell’uso di sostanze stupefacenti, sia sulla salute che sulla vita nel senso ampio del termine che ricomprende anche la libertà di movimento, di non poter più guidare uno scooter o una autovettura quando si viene trovati in possesso di sostanze stupefacenti o quando si risulta positivi all’uso della cannabis, anche quella cosiddetta “legale”.
L’attività investigativa poi viene svolta all’ingresso dei ragazzi nelle scuole, alla loro uscita ma anche durante le lezioni per evitare «sporadiche irruzioni o consegne di droga da parte di pusher ai ragazzini, che a loro volta, ormai arruolati, sono destinati a spacciare per avere le loro dosi gratuite».
In particolare gli agenti della Squadra Mobile in perfetta sinergia con le Autorità scolastiche, hanno svolto un attento monitoraggio in molteplici Istituti scolastici dove a seguito di laboriose indagini che hanno interessato studenti spacciatori minorenni, sono riusciti ad individuare uno studente di soli 13 anni che nascondeva 7 dosi di marijuana, sulla sua persona pronte per essere spacciate ai propri compagni . Il numero delle dosi ritrovate nel suo possesso era di sette e ciascuna era confezionata in involucri termosaldati, ragion per cui il ragazzino è stato indagato per il reato di detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti con l’aggravante di aver commesso il fatto in un istituto scolastico.
La questura, proprio in relazione allo spaccio dentro e fuori dalle scuole, già da tempo, come detto, conduce «una intensa attività investigativa per stroncare qualsiasi attività di spaccio diretta a ragazzi minorenni, alle volte, come registrato dalle attività di indagine e dai dati delle comunità di recupero per tossicodipendenti addirittura sotto i 12 anni».
Il questore Pignataro tiene a evidenziare un particolare: «I nostri interventi, ”che saranno garantiti anche nel futuro e sempre in maniera più incisiva”, potranno dare i massimi risultati solo ed esclusivamente con la partecipazione sinergica di tutte le Istituzioni coinvolte nelle attività di prevenzione, a cui va il mio plauso per l’impegno profuso fino ad oggi.
Un gioco di squadra che deve essere considerato un punto di arrivo, ma allo stesso tempo un punto di partenza per aggredire e sconfiggere il preoccupante e dilagante fenomeno dell’uso e dello spaccio di droghe nelle scuole, che vede i nostri giovani sempre con un’età più precoce affacciarsi al mondo della sballo, come si può rilevare nei reparti di pediatria di ogni ospedale dove si assiste all’aumento dei ragazzi ricoverati a seguito di patologie causate dall’uso di droga.
Siamo di fronte, purtroppo, ad una società che vuole sempre di più un uso della droga accettato e normalizzato e pertanto ancora una volta chiedo ai dirigenti scolastici, agli insegnanti, alle famiglie e alle altre figure che lavorano a scuola di adempiere, come sottolinea in ogni occasione il capo della polizia, Franco Gabrielli, alle proprie funzioni con fedeltà alla Repubblica, disciplina ed onore, in quanto dalla loro capacità di rilevare situazioni anomale, come lo spaccio di droga, può dipendere la vita dei ragazzi, evitando così che tante famiglie possano entrare nella disperazione vedendo i propri figli, a causa della droga, distruggere le loro giovani vite.
Questa vicenda assume una rilevanza tale sia per l’età del ragazzo sia per il contesto in cui gli eventi si susseguono, coinvolgendo altri ragazzi di cui alcuni ancora più piccoli, originando insicurezza e confusione in un contesto scolastico dove dovrebbero imperare educazione e cultura e pertanto occorre sensibilizzare gli opinionisti che a volte vanno nelle scuole in modo maldestro a propagandare la legalizzazione della cannabis creando ulteriormente confusione e incrinando il rapporto di fiducia che deve sempre sussistere tra Stato e cittadino specie nell’età adolescenziale.
Qui non si vuole limitare la libertà di espressione o di opinione ma tutti abbiamo il dovere di chiederci con quale esperienza professionale trovano il fondamento le loro parole, non sono Magistrati né come Gratteri né come il Procuratore Giovanni Giorgio, che conoscono sul campo il problema droga, e non sono Poliziotti con esperienza specifica nella prevenzione e repressione dello spaccio, non sono scesi mai nell’arena delle sofferenze che porta la tossicodipendenza come i poliziotti, non hanno mai respirato la polvere dell’arena, non hanno mai vissuto il dramma di tante famiglie, non hanno mai odorato il sangue di tanti ragazzi morti per la tossicodipendenza, non hanno mai asciugato le lacrime di tante mamme, e quindi sarebbe opportuno per questi personaggi, o meglio denominati opinionisti, che prima di continuare ad esprimere opinioni o giudizi basati su convinzioni puramente personali, dovrebbero avere un contatto diretto e un momento di riflessione con giudici, poliziotti e comunità terapeutiche, al fine di avere un quadro reale del delicato e complesso fenomeno della tossicodipendenza, dello spaccio, del traffico etc., al fine di acquisire la consapevolezza della gravità delle loro parole in guisa tale da assumersi la responsabilità morale delle conseguenze che possono derivare dalle loro opinioni alle giovani generazioni che oggi più che mai manifestano la loro fragilità in una società come la nostra sempre più complicata e difficile nell’adattarsi alle veloci mutazioni del mondo moderno.