Bufale e tradimento. Così possiamo definire il comportamento del capo politico del M5S, e attuale vicepremier, Luigi Di Maio sul caso delle acciaierie Ilva.
Procediamo con ordine.
Prima bufala.
Il vicepremier Luigi Di Maio, dichiara che sulla procedura di gara per l’aggiudicazione dell’Ilva “Persistono forti e nuovi elementi fondamentali che porterebbero al sospetto di illegittimità dell’atto”. Tale dichiarazione si baserebbe su un parere dell’Avvocatura dello Stato, alla quale Di Maio si era rivolto.
Purtroppo per Di Maio non c’è illegittimità dell’atto. Basterebbe leggere per intero, e non qualche periodo, le 36 pagine del parere del massimo organo amministrativo statale, per arrivare alla conclusione che la paventata illegittimità non c’è. Di Maio ha secretato il parere dell’Avvocatura e lo ha reso noto solo dopo la conclusione dell’accordo sull’Ilva.
Seconda bufala.
A proposito dell’Ilva, sul blog del M5S si accusavano i governi precedenti di “un percorso criminale durato 12 decreti”. E, ora, questo “percorso criminale” che fine ha fatto? Archiviato dal vicepremier Luigi Di Maio.
Terza bufala.
“Su Ilva è stato commesso il delitto perfetto”. Dichiara il vicepremier, Luigi Di Maio, durante la conferenza stampa per illustrare il parere dell’Avvocatura dello Stato. Il parere, invece, giustifica la procedura e va in direzione opposta a quanto affermato da Di Maio, quindi, o Di Maio è corresponsabile del “delitto perfetto” o il “delitto perfetto” non è mai esistito.
Il tradimento
Sulle acciaierie Ilva di Taranto, il capo politico del M5S, ha firmato l’accordo con Matteo Salvini (Lega), per il “Contratto per il governo del cambiamento”, nel quale si prevedeva la “riconversione economica” dell’impianto.
In un post del blog del M5S si legge “Nel contratto c’è scritto chiaramente che si lavorerà per la chiusura dell’Ilva.”
Il M5S, a Taranto, ha avuto quasi il 50% dei voti, alle elezioni politiche, da cittadini che volevano la chiusura dell’Ilva.
Il vicepremier Luigi Di Maio ha dato via libera alla prosecuzione delle attività delle acciaierie Ilva, venendo così meno alla fiducia accordatagli dagli elettori.
Tutti i nodi vengono al pettine, quando c’è il pettine, diceva Leonardo Sciascia.
I nodi sono le illusioni propagandate durante la campagna elettorale e in questi primi cento giorni di governo.
I risultati sono:
1) novantamila posti di lavoro a tempo indeterminato in meno, in due mesi di questo governo;
2) ottomila posti di lavoro che saranno persi per effetto del decreto Dignità;
3) la chiusura domenicale dei negozi che produrrà minor fatturato e decine di migliaia di disoccupati;
4) la rideterminazione delle pensioni d’oro che, in certi casi, si tramuteranno in platino;
5) il ricalcolo sui vitalizi che costerà più dei risparmi che si otterranno.
Il pettine c’è, è quello della verità.
Primo Mastrantoni, segretario Aduc