Il metodo del confronto dovrebbe essere “quotidiano” quando “si affrontano riforme che toccano la Costituzione”. Lo dice Giampaolo Di Marco, avvocato, segretario generale Associazione Nazionale Forense, al termine del convegno ‘Separati o divisi? – Riflessioni sul ddl governativo sulla separazione delle carriere’, dialogo tra Avvocatura, Magistratura, Dottrina Giuridica e Politica, organizzato da Associazione Nazionale Forense e UniMarconi.
All’evento, che si è svolto nel pomeriggio a Roma, hanno partecipato Giovanni Maria Flick, presidente emerito della Corte Costituzionale, Giuseppe Santalucia, magistrato e presidente Anm, Marco Lepri, consigliere dell’Ordine degli Avvocati Roma e presidente Anf Roma, Pierantonio Zanettin, senatore Fi e Walter Verini, senatore Pd.
Il confronto è servito a far sedere allo stesso tavolo avvocati, magistrati, professori ed esperti in materia “su un argomento così delicato come la separazione delle carriere” e si svolto “in un luogo neutro”, ovvero l’università: “Solo un confronto equilibrato, serrato, senza rinunciare alle proprie idee, alle proprie identità, permette di capire quali sono le posizioni corrette e coerenti con lo spirito di sistema con il quale si vuole attuare questa riforma”, prosegue Di Marco, secondo il quale affrontare il tema di una riforma costituzionale “non può non partire dall’interrogativo se è necessaria, per quanto tempo deve durare e resistere. Perché non ci dimentichiamo che in altri passaggi la stessa Costituzione ci è voluto tantissimo tempo per attuarla in tanti settori della nostra vita quotidiana. Quindi toccarla sistematicamente potrebbe significare anche indebolirla o svilirne la sua capacità di resistenza”.
Secondo il segretario generale dell’Associazione Nazionale Forense, “se in realtà si vogliono correggere delle disfunzioni, ovvero evitare che il Pubblico Ministero prenda il caffè con il giudice, credo che non serva una riforma costituzionale, ma sia necessario rieducare al senso delle istituzioni, all’autonomia, all’indipendenza della magistratura e di questo anche l’Avvocatura deve farsene carico”.
Il confronto è servito a parlare del merito, perché tematiche di questo genere “non possono essere trattate senza un confronto serio, serrato o esclusivamente per titoli di giornali o peggio, per questioni di carattere elettorale. Non credo che una legge nasca da un titolo di giornale così come non credo che da un’elezione possa nascere un’esigenza di questa portata. Sicuramente un problema c’è e se questo problema c’è, elezione o non elezione, deve essere affrontato e credo che noi dell’Associazione Nazionale Forense abbiamo voluto suggerire un metodo diverso da quello dei tempi recenti”.
Quindi, conclude Di Marco, “seduti intorno a un tavolo ci siamo detti tutto quello che ci dovevamo dire, ovviamente lo replicheremo, tant’è che anche sull‘Autonomia differenziata e il premierato il 19 giugno affronteremo con lo stesso metodo questi temi perché l’avvocatura deve essere parte assoluta di questi dibattiti e lo deve essere in maniera unita. Tempo per tempo dobbiamo recuperare ciascuno la credibilità nei confronti dei cittadini e ripeto, evitare delle riforme che servono solo ad evitare di andare a prendere di caffè al bar insieme”.