L’aborto clandestino era una tragica realtà negli anni 70 del secolo scorso, in mano a ginecologi (spesso dichiarati anti-abortisti) che si arricchivano (per le donne ricche) e mammane e fattucchiere varie per le altre. Conseguenze sanitarie e psicologiche di vario tipo.
Correva l’anno 1975, Firenze, via Dante da Castiglione, un villino attrezzato in clinica clandestina preso in affitto da Giorgio Conciani e dal Partito Radicale. Da tutta Italia arrivavano donne che abortivano, l’appuntamento per tutte era al piazzale Michelangelo, segno distintivo il settimanale L’Espresso sotto il braccio, dopo che quasi tutte erano passate dai consultori del Cisa (1) (essenzialmente Firenze e Milano) per le prime informazioni. Chi aveva, dava un contributo di 100mila lire (2), altrimenti era gratis, e con un pulmino 600 multipla si trasferivano alla clinica, attrezzata con materiale importato clandestinamente, essenzialmente dalla Francia (3). I primi di gennaio, su segnalazione di un settimanale di estrema destra, la polizia fece irruzione e lì scoppio mediaticamente e politicamente il caso aborto: arresti vari nel Partito radicale e Cisa, lungo carcere per il medico liberale/radicale Giorgio Conciani (4), clandestinità per altri. Il socialista/radicale Loris Fortuna aveva depositato una proposta di legge per cancellare l’aborto come reato contro la stirpe e legalizzarlo. Il Partito Radicale e il Cisa continuavano la loro attività organizzando voli charter per accompagnare le donne ad abortire a Londra o organizzavano “cliniche volanti”, attività sempre autodenunciate come disobbedienza civile. Così si arrivo all’approvazione della legge, che poi gli antiabortisti sottoposero a referendum e gli italiani respinsero l’abrogazione.
Questa breve storia di come l’aborto sia diventato un diritto in Italia, ha una città simbolo, Firenze. La determinazione e disponibilità di diverse persone (radicali soprattutto, e poi liberali, socialisti, Lotta Continua, etc) che pagarono con galera e/o conseguenze giudiziali durate anche decenni.
Oggi, dopo la sentenza Usa che ha cancellato il diritto federale ad abortire, i media, e le discussioni un po’ dovunque, sono sull’aborto. Tutte con un grande difetto: la considerazione che in Italia il diritto ci sia, mentre lo è sulla carta e non nella realtà (5).
La gravità della situazione si esprime nella città simbolo, Firenze, pronta sempre a vantare (giustamente) se stessa per la propria storia, ma che non solo ha cancellato questa storia, ma dove nella regione Toscana di cui è capoluogo, non muove dito per una delle peggiori violenze che si sta consumando contro il diritto ad abortire: città e regione guidata da maggioranza abortista che in questi giorni si indigna per quanto accade in Usa, che fa gestire un’Asl in provincia di Pisa da una ginecologa antiabortista (5).
Tra tutti i media locali (quattro cartacei) solo uno fa parlare alcuni fiorentini di aborto: due contrari che però vogliono mantenere la legge e una favorevole… ma niente sulla legge inapplicata, solo teoria disgiunta dalla realtà. Un mondo, una città, una regione che sembra dimenticarsi (vergognarsi?) di una storia che, al pari di quella del Rinascimento, ha marcato e marca l’umanità.
1- Centro informazione sterilizzazione e aborto, leader Adele Faccio ed Emma Bonino
2 – poco meno degli attuali 50 euro
3 – grazie al Mlac (Mouvement pour la liberté de l’avortement et de la contraception) https://fr.wikipedia.org/wiki/Mouvement_pour_la_libert%C3%A9_de_l%27avortement_et_de_la_contraception
4 – che in termini di galera fu quello che pagò più di tutti
5 – https://www.aduc.it/articolo/aborto+esecrazione+usa+pericolosa+trasandatezza_34749.php
Vincenzo Donvito Maxia