Ad aprile cala l’indice del disagio sociale (Mic), mentre la disoccupazione estesa scende al 9,4%. Il risultato è legato alle misure contro il rialzo dei prezzi degli energetici…
Il calo dell’indice del disagio sociale ad aprile (guarda il link ai dati completi in pdf) è certamente una buona notizia, con un valore stimato di 16,1, in diminuzione di sette decimi di punto su marzo, ma il dato è condizionato in modo decisivo dai recenti interventi del governo per calmierare il rialzo dei prezzi energetici. “In linea con quanto registrato negli ultimi mesi- ha detto il direttore dell’Ufficio Studi, Mariano Bella – l’andamento dell’indicatore continua ad essere determinato in misura quasi esclusiva dalla componente inflazionistica. Le prime stime relative all’andamento dei prezzi al consumo nel mese di maggio, che segnalano una nuova accelerazione, confermano le difficoltà di riportare l’inflazione su tassi di crescita più contenuti“. “Il permanere di questa dinamica espansiva – ha osservato Bella – rischia, nei prossimi mesi, di riflettersi, in negativo, sui comportamenti dei consumatori, sulle possibilità di recupero dell’economia e sul mercato del lavoro. Elementi che potrebbero produrre un nuovo e significativo ampliamento dell’area del disagio sociale“.
Ad aprile 2022 il tasso di disoccupazione ufficiale si è confermato all’8,4%. Il dato è sintesi di una limitata riduzione degli occupati (-12mila unità su marzo) e del numero di persone in cerca di lavoro (-17mila unità in termini congiunturali). A questa evoluzione si è associata una moderata crescita degli inattivi (+34mila unità su marzo). Nello stesso mese le ore autorizzate di CIG sono state oltre 34,1 milioni, a cui si sommano oltre 11,5 milioni di ore per assegni erogati dai fondi di solidarietà. In termini di ore di CIG effettivamente utilizzate, destagionalizzate e ricondotte a ULA, si stima che questo corrisponda a 75mila unità lavorative standard. Il combinarsi di queste dinamiche ha determinato un tasso di disoccupazione esteso pari al 9,4%.
Ad aprile i prezzi dei beni e dei servizi ad alta frequenza d’acquisto hanno mostrato un temporaneo ridimensionamento scendendo al 5,8% annuo dal 6,5% di marzo. Il dato risente in larga misura della riduzione della accise sui carburanti. I primi dati di maggio segnalano, sulla scia degli aumenti dei prezzi nel settore alimentare e di una ripresa degli energetici, una nuova accelerazione.