A novembre il numero dei senza lavoro resta al 7,8%, con un aumento del numero di inattivi. Il tasso di occupazione scende al 60,1% dopo due mesi di crescita. Confcommercio: “rischi di rallentamento dell’economia”.
Nel novembre scorso il tasso di disoccupazione totale è rimasto stabile al 7,8%, mentre quello giovanile è calato al 23% (-0,6 punti). È la stima provvisoria dell’Istat (link ai dati completi in pdf) secondo la quale è diminuito il numero di persone in cerca di lavoro (-0,8%, pari a -16mila unità rispetto a ottobre) sia tra gli uomini che tra le donne e tra i minori di 35 anni. Il tasso di inattività è salito al 34,5% (+0,1 punti). Rispetto a novembre 2021 è in diminuzione sia il numero di persone in cerca di lavoro (-13,2%, pari a -298mila unità) sia il numero di inattivi tra i 15 e i 64 anni (-1%, pari a -125mila).
Per quanto concerne invece l’occupazione, il tasso scende al 60,3% (-0,1 punti), con una discesa della medesima percentuale per donne, dipendenti permanenti e 35-49enni, e un aumento tra gli uomini, i dipendenti a termine, gli autonomi e i 15-24enni. Il numero di occupati a novembre 2022 supera quello dello stesso mese dell’anno precedente dell’1,2% (+278mila unità). L’aumento coinvolge uomini, donne e tutte le classi d’età, ad eccezione dei 35-49enni per effetto della dinamica demografica negativa.
“Dopo due mesi di crescita, l’occupazione torna a diminuire per effetto del calo dei dipendenti permanenti. Il totale dei dipendenti rimane tuttavia superiore a quello di novembre 2021, di 314mila unità (il numero degli indipendenti è invece inferiore di 36mila)”, è il commento dell’Istat.
“Le marginali modifiche registrate a novembre 2022 per i principali aggregati che compongono il mercato del lavoro (27mila occupati, -16mila disoccupati e +49mila inattivi su ottobre), seppure non possano essere univocamente interpretate come il segnale di un peggioramento, sono comunque la testimonianza di un raffreddamento del ciclo economico. Una minore dinamicità del mercato del lavoro potrebbe contribuire al deterioramento del reddito corrente delle famiglie, già colpito, assieme ai risparmi accumulati, dagli effetti dell’inflazione. Ne seguirebbe un inevitabile impatto negativo sui consumi e sull’intera economia”: questo il commento dell’Ufficio Studi di Confcommercio.