Domenica 31 gennaio si chiuderà la stagione venatoria 2020/2021. Anche quest’anno il bilancio non può che definirsi negativo. Unica novità realmente positiva del 2020 è la decisione dell’Unione Europea che obbligherà tutti gli Stati membri a non far utilizzare il piombo, pericolosissimo per l’ambiente, la fauna e salute umana, nelle cartucce utilizzate durante la caccia nelle zone umide, una riforma importante e attesa da anni.
Il via libera alle doppiette è stato preceduto da numerosi provvedimenti regionali, sospesi o dichiarati illegittimi dai TAR, tutti tendenti a ridurre le garanzie che la legge pone a tutela della fauna selvatica. Su 10 ricorsi ai Tribunali amministrativi regionali avviati dal WWF, insieme ad altre associazioni ambientaliste e animaliste, sono ben 8 gli esiti positivi o parzialmente positivi: Calabria, Campania, Liguria, Sardegna, Sicilia, Toscana, Veneto e Lazio (quest’ultima grazie alla pressione delle associazioni ambientaliste è stata costretta ad abrogare la norma che consentiva la caccia ai non residenti nelle aree contigue ai Parchi dove, tra l’altro, vive l’Orso Marsicano).
Questi numeri confermano la tendenza delle regioni che, pur di fare concessioni alla lobby venatoria, perseguendo scopi che certamente non sono tesi a soddisfare interessi pubblici, sono pronte non solo a violare, anno dopo anno, le norme nazionali ed europee ma anche a sperperare ingenti somme di denaro pubblico necessario per impegnare i funzionari regionali addetti alla stesura degli atti e per pagare le spese processuali.
Un esempio chiaro di quanto alcune regioni non tengano conto delle esigenze di conservazione della natura è l’inserimento, anche quest’anno, tra le specie cacciabili di Moriglione e Pavoncella, due specie di uccelli particolarmente minacciate e protette dall’Unione Europea, nonostante l’invito del Ministero dell’Ambiente ad escluderle e malgrado le decine di sconfitte ottenute lo scorso anno di fronte ai TAR.
La pandemia in corso ha inoltre confermato quanto sia forte l’influenza che il mondo venatorio ha sulla politica. Molte regioni “arancioni”, hanno infatti autorizzato gli spostamenti dei cacciatori anche oltre i confini comunali, per esercitare la caccia anche in forma collettiva. Questi provvedimenti, in contrasto con i DPCM emanati dal Governo per arginare la pandemia in corso, hanno creato vere e proprie disparità di trattamento tra “normali” cittadini, costretti a rimanere a casa e cacciatori, lasciati liberi di muoversi mettendo a rischio la salute di tutti.
Per questa ragione nel mese di dicembre, WWF, Lipu, Lav e Enpa hanno inviato al Governo una formale richiesta di impugnazione delle ordinanze di Toscana, Calabria, Abruzzo e Lombardia, che, seguite da altre regioni, hanno aggirato le restrizioni in vigore con la infondata motivazione di un presunto “stato di necessità per conseguire l’equilibrio faunistico-venatorio, limitare i danni alle colture e il potenziale pericolo per la pubblica incolumità”, dimenticando, però, che la caccia è un’attività ludica il cui esercizio spesso contrasta con le esigenze di tutela degli agricoltori e con la gestione faunistica che la legge affida allo Stato e non a privati cittadini. La strumentalità di questi atti è stata resa ancor più evidente dal fatto che con questa motivazione si è autorizzato l’esercizio delle caccia anche, per esempio, agli uccelli migratori o agli uccelli acquatici che di certo non determinano danni o pericoli per l’incolumità pubblica.
Con la stessa motivazione è stata autorizzata la caccia ai cinghiali in braccata che però, oltre a rendere di fatto impossibile il rispetto delle norme anti-covid, ha effetti assolutamente deleteri sul controllo della specie, le cui popolazioni finiscono anzi per aumentare a causa dell’attività venatoria, come recentemente ribadito da ISPRA in un parere rilasciato sul calendario venatorio della Regione Abruzzo in coerenza con numerosissime pubblicazioni scientifiche in materia.
In tre casi particolari la tendenza filo-venatoria delle regioni si è manifestata in tutta la sua assurdità: la Regione Sardegna ha disposto l’apertura della caccia anche in un giorno di “silenzio venatorio” ricevendo un sonoro richiamo da parte del Ministero dell’ambiente; la Regione Campania ha tentato di estendere la durata del calendario venatorio senza preventivamente ottenere il parere di ISPRA ed è stata bocciata dal TAR su ricorso del WWF; il Presidente ff della Regione Calabria è addirittura arrivato a dichiarare che “grazie ai cacciatori in Calabria non c’è mai stata attività di bracconaggio” dimenticando che si tratta di una tra le regioni con il più alto numero di uccisione di animali protetti d’Europa, come testimoniano le numerose operazioni di polizia.
Infine, anche quest’anno, l’apertura della caccia è coincisa con un sensibile aumento degli illeciti contro la fauna selvatica protetta, come riscontrato anche dalle guardie volontarie WWF che nel corso delle attività di vigilanza venatoria hanno registrato un elevatissimo utilizzo di richiami e sistemi di cattura vietati nonché di casi di abbattimento o detenzione di specie particolarmente protette.
Da ultimo non va dimenticato il pesante costo in vite umane che si registra anche quest’anno e che ha coinvolto non solo i cacciatori ma ha causato la morte o il ferimento anche di persone estranee, a conferma della pericolosità sociale di questa pratica.
Questo grave quadro dimostra quanto sia urgente adottare misure legislative mirate ad aumentare le sanzioni nei confronti di chi continua a compiere questi crimini al fine di dotare le Autorità pubbliche di strumenti realmente efficaci a contrastare questi fenomeni.
Il WWF, continuerà attivamente combattere questa battaglia di legalità e civiltà, al fianco delle forze di Polizia, ed in particolare con l’Arma dei Carabinieri, con cui ha stipulato un apposito protocollo d’intesa, e della Magistratura. Questo impegno che da anni viene portato avanti anche grazie all’attività delle guardie volontarie e degli Avvocati del Panda è oggi reso ancor più forte dal Progetto europeo Life SWiPE a cui il WWF Italia partecipa insieme ad altri partner di 11 diversi Paesi europei e che punta a dare concreto sostegno alle forze pubbliche nel contrasto ai Wild Life Crime.