Le donne hanno tutte le carte in regola, eppure la loro presenza nel “mondo delle invenzioni e dei brevetti” è sensibilmente inferiore rispetto alla controparte maschile. La crescente attenzione verso il divario di genere e la ricerca di soluzioni per colmarlo ha recentemente interessato anche il settore dell’attività inventiva e in particolare della brevettazione, uno dei settori più critici quanto a partecipazione femminile.
La stessa Organizzazione Mondiale della Proprietà Intellettuale (WIPO) ha voluto dedicare la Giornata Mondiale della Proprietà Intellettuale 2023, che si è tenuta lo scorso 26 aprile, al tema “Women and IP: Accelerating innovation and creativity” (“Donne e Proprietà Intellettuale: accelerare l’innovazione e la creatività”).
A confermare le evidenze, i risultati del recente studio “Women’s participation in inventive activity” (“Partecipazione delle donne nell’attività inventiva”), pubblicato dall’Ufficio Europeo dei Brevetti (EPO) nel novembre 2022, che ha voluto analizzare la partecipazione delle donne all’attività brevettuale presso l’EPO attraverso l’esame di tutte le domande di brevetto europeo depositate dal 1978 al 2019 (con alcune occasionali estensioni fino al 2021) nei 38 Stati contraenti della Convenzione Europea sui Brevetti (CBE). Dall’analisi si evince, in sostanza, che sebbene il contributo delle donne alla brevettazione sia cresciuto negli ultimi decenni, la strada per la parità di genere tra gli inventori è ancora lunga. Occorre pertanto trovare e mettere in atto misure volte a superare il divario di genere tra inventori (c.d. “inventor gender gap”), che rimane ancora notevole.
Grazie alla ricchezza di informazioni disponibili nei brevetti, questi ultimi rappresentano un indicatore preciso della produzione di attività inventive brevettate e permettono di analizzare l’attività inventiva sulla base di vari parametri (ad esempio, settore tecnologico, area geografica etc.). “Lo studio – dichiara l’Avvocato Daniela Ampollini dello studio Trevisan & Cuonzo, con expertise a 360° nel settore della proprietà intellettuale – mostra che, nonostante la quota di donne inventrici sia aumentata costantemente nel tempo, in Europa solo il 13,2% degli inventori sono donne. Tra gli Stati contraenti, la percentuale di inventrici più alta si registra in Lettonia (30,6%), Portogallo (26,8%), Croazia (25,8%), Spagna (23,2%) e Lituania (21,4%), mentre quella più bassa in Austria (8,0%), Germania (10,0%) e Paesi Bassi (11,9%.). L’Italia (14,3%) si colloca appena al di sopra della media”.
Il settore chimico si qualifica come quello che presenta una partecipazione femminile più alta (circa il 22%), quattro volte superiore a quella registrata per il settore dell’ingegneria meccanica (5,2%). All’interno del settore chimico, spiccano soprattutto le biotecnologie e l’industria farmaceutica (rispettivamente, 30,7% e 30,2%), seguiti dalla chimica alimentare (28,1%). La percentuale di inventrici aumenta quando l’invenzione è frutto di un lavoro non individuale ma di squadra (ad esempio, nel settore farmaceutico e biotecnologico) e risulta notevolmente più alta nelle università e nelle organizzazioni pubbliche di ricerca (compresi gli ospedali, le organizzazioni senza scopo di lucro e le agenzie governative), dove è quasi pari al doppio (19,4%) rispetto ai contesti aziendali (10,0%).
Altro dato interessante è che nei nove Stati con il più alto numero di brevettazione presso l’EPO (ossia Germania, Spagna, Francia, Italia, Paesi Bassi, Svezia, Regno Unito, Belgio e Danimarca), la quota di donne nell’occupazione totale è al di sopra del 40% (in alcuni casi, al di sopra del 50%), come anche quella delle donne iscritte ai dottorati di ricerca, mentre la quota di donne con un dottorato in discipline STEM è superiore al 30% in tutti gli Stati (con l’unica eccezione dei Paesi Bassi). Si tratta quindi di percentuali ben maggiori.
“Lo studio – commenta Ampollini – restituisce un dato allarmante circa la percentuale di donne inventrici, e quindi circa l’incidenza del lavoro femminile riconosciuto nell’ambito dei processi di brevettazione. Andando ad analizzare i dati disponibili relativi alla presenza femminile nel mondo del lavoro in generale, sembrerebbe anche mettere in luce un divario tra l’effettiva partecipazione femminile nei lavori che producono innovazione, da un lato, ed il riconoscimento di tale partecipazione nel quadro dei processi di brevettazione, dall’altro. Questo divario andrebbe meglio misurato e sicuramente dovrebbero esserne studiate le cause. È sicuramente in parte dovuto ai fattori che notoriamente condizionano la vita delle donne nel mondo lavorativo in generale, ma sono ipotizzabili anche altre cause specifiche, quali ad esempio barriere alla corretta attribuzione della paternità del contributo innovativo all’interno delle organizzazioni, o un deficit di conoscenza o comprensione da parte delle donne circa l’importanza dei processi di brevettazione per attrarre investimenti e portare le loro innovazioni sul mercato”.
Ed è proprio con l’intento di offrire un contributo alla discussione sul divario di genere nella brevettazione, e di lavorare sulle sue cause specifiche, che Trevisan & Cuonzo ha deciso di contribuire organizzando in occasione della Giornata Mondiale della Proprietà Intellettuale, un brainstorming dal titolo “Women and IP. Something must be done to increase women’s participation in inventive activity”, in collaborazione con lo studio inglese Carpmaels & Ransford. Vi hanno partecipato, oltre ai legali esperti di IP dei due studi, rappresentanti di aziende italiane e internazionali attive nel campo della ricerca, provenienti da svariati settori industriali. Sono nati molti spunti di discussione e lo Studio sta già lavorando ad alcune proposte che potrebbero essere presentate in occasione di un nuovo evento allargato a fine anno.