“Il Ministero della Salute ha finalmente pubblicato il ‘Rapporto Tossicodipendenze 2020’. I dati, inadeguati, confermano la persistenza della proibizione di metadone nelle carceri italiane. Richiediamo l’intervento del Governo, sebbene con poca Speranza”, così in una nota Massimiliano Iervolino, Giulia Crivellini, segretario e tesoriera di Radicali Italiani e Giulio Manfredi dell’Associazione radicale Adelaide Aglietta.
“Le 142 pagine con annesse tabelle non possono essere certo riassunte in poche righe. Noi abbiamo subito verificato un dato su cui i radicali battono da trent’anni, ovvero l’inadeguatezza quantitativa e qualitativa dei trattamenti metadonici effettuati dai Servizi pubblici Dipendenze (SerD) nelle carceri italiane. Ricordiamo che, ai sensi delle riforma della medicina penitenziaria (D. lgs. 230/1999), il detenuto tossicodipendente ha diritto di ricevere lo stesso livello di trattamenti sanitari degli altri utenti dei SerD.
Sono passati 23 anni ma i dati del Rapporto Tossicodipendenze dimostrano che non è così: a pag. 98 del documento c’è scritto che i SerD hanno effettuato fuori dal carcere ben 15.485.933 prestazioni farmacologiche (gli utenti dei Serd sono 125.428, quelli con problemi da oppiacei sono il 63,9%, cioè 80.148); all’interno del carcere le prestazioni farmacologiche sono state 62.517 (erano 14.148 i cittadini tossicodipendenti detenuti al 31/12/2020, fonte: “XII Libro Bianco sulle Droghe”). Una puntualizzazione è d’obbligo: è inaccettabile che nel Rapporto si mischino i trattamenti farmacologici (metadone e buprenorfina) con le vaccinazioni. Ed è inaccettabile che, per l’ennesima volta, non si presentino dati analitici: quanti trattamenti metadonici e quanti trattamenti con buprenorfina; di essi, quanti a breve, medio e lungo termine.
Ciò detto, il raffronto delle cifre riportate, pure grossolane e non degne di una pubblicazione del Ministero della Salute, testimoniano che il livello di trattamenti farmacologici assicurati dai SerD fuori dal carcere è incommensurabile rispetto a quello assicurato negli istituti penitenziari. Chiediamo ai ministri Dadone e Speranza di approfondire la questione; il fatto che il secondo non abbia nemmeno partecipato alla recente Conferenza nazionale sulla Droga di Genova (convocata dalla Dadone dopo un vuoto di dodici anni) ci fa avere poca Speranza che i dati cambieranno nel prossimo futuro. E dietro gli aridi numeri ci sono sempre vite (e morti) di persone concrete”, concludono.