Per difendere la pace e creare sviluppo, per tutelare i diritti alla libertà, alla sicurezza, per impegnarsi maggiormente nelle politiche su lavoro, istruzione e formazione dei giovani, ambiente, assistenza sociale, sviluppo sostenibile, privacy e identità digitale. Queste sono le risposte di 14 mila italiani della società civile, del mondo delle parti sociali e delle imprese al questionario proposto dal Cnel in merito al Documento “Unire l’Europa per cambiarla” presentato a Villa Lubin e condiviso dalla maggior parte delle associazioni del mondo sindacale, del terzo settore e produttivo italiani.
Marcello Pacifico, presidente Anief e segretario organizzativo della Confedir che ha partecipato agli incontri per la stesura dello stesso documento, così commenta: “Bisogna ricostruire un’Europa unita che superi l’attuale esistenza di almeno tre spazi a velocità differente (mediterraneo, continentale e orientale) , rimettere l’uomo al centro del dibattito politico rispetto all’economia, alla finanza e alle sfide dell’intelligenza artificiale partendo dalla ricostruzione storica di ciò che, in termini di patrimonio culturale, l’Europa ha rappresentato”.
“Già nel XIII secolo – continua Pacifico – possono essere individuati i caratteri identificativi dell’uomo europeo e oggi dopo tanti anni, le nuove elezioni rappresentano un momento importante per superare gli episodi di disaffezione o di acredine verso il progetto Europa, a partire proprio dall’adozione di una carta comune dopo una moneta comune e leggi comuni che interagiscono con le norme nazionali”.
Poi “rispetto al pareggio di bilancio, bisogna scomporre le spese per investimenti, welfare, istruzione, formazione, ricerca e politiche giovanili. Nel bilanciare i rapporti tra datori di lavoro e lavoratori bisogna introdurre un salario minimo garantito in tutto lo spazio europeo, regole comuni su accesso al lavoro e pensioni, e porre maggiore attenzione alla mobilità transfrontaliera con politiche comuni su diritto all’asilo e immigrazione, senza dimenticare come già al tempo dell’imperatore Caracalla tutti gli abitanti dell’impero romano fossero considerati suoi cittadini”, afferma il sindacalista autonomo.
“Il patrimonio culturale conservato e sviluppatosi nello spazio europeo rappresenta il faro della società civile mondiale, che oggi deve essere ancora pienamente condiviso da 500 milioni di cittadini europei a partire dai giovani verso cui si devono concentrare politiche ben precise tese all’incontro fra formazione e lavoro, grazie anche alla ricerca e all’innovazione. La sfida è ancora una volta tra un europeismo fiero ma possibile e un nazionalismo deciso e già fallimentare in un mondo e mercato globale che è influenzato dalle nostre radici”, aggiunge il segretario organizzativo della Confedir.
“C’è bisogno di un’Europa giusta, equa e solidale che superi le sue barriere interne, che potenzi la mobilità dei suoi cittadini pur nel rispetto delle singole tradizioni territoriali. La tutela e lo sviluppo del sapere, dell’ambiente e del lavoro saranno fondamentali per la nuova classe politica europea, come ricordano i cittadini italiani consultati”, conclude Marcello Pacifico.