L’odissea giudiziaria di Beniamino Zuncheddu, l’allevatore sardo accusato di omicidio che ha scontato ingiustamente 33 anni di prigione, è al centro di “Innocente. La storia di Beniamino Zuncheddu”, il nuovo podcast originale de Il Sole 24 Ore e Radio 24, realizzato dalla giornalista del Sole 24 Ore Nicoletta Cottone.
All’indomani della sentenza della Corte d’appello di Roma del 26 gennaio che mette fine ufficialmente a una condanna che si è rivelata un errore giudiziario di proporzioni immense, il podcast, in 5 puntate, racconta la vicenda giudiziaria di Beniamino Zuncheddu, una storia che affonda le radici nell’8 gennaio 1991 con una strage consumata sulle montagne di Sinnai. Da quel momento un labirinto di bugie, depistaggi, false testimonianze e ritrattazioni che hanno contaminato le prove e condotto Beniamino dietro le sbarre per 11.958 giorni.
Nicoletta Cottone, sempre presente alle udienze, è entrata nelle pieghe della vicenda, approfondendo il caso attraverso la lettura delle centinaia di pagine dei fascicoli processuali e incontrando da vicino i protagonisti della storia: Beniamino Zuncheddu con tutto il suo dolore, la sua famiglia, il suo avvocato, la comunità di Burcei, gli amici e quanti si sono battuti per lui dentro e fuori le aule dei tribunali credendo fermamente nella sua innocenza.
Il racconto prende il via con l’uscita dal carcere di Zuccheddu che, quasi incredulo per l’ordinanza di scarcerazione lo scorso 25 novembre, vuole tornare a casa anche percorrendo a piedi le centinaia di chilometri che lo separano da Burcei, il suo paese d’origine in provincia di Cagliari. “Sono innocente, e volevo dimostrarlo. Era una cosa impossibile, non c’ero, non sono stato io” sono le sue parole. Il podcast prosegue ripercorrendo la vicenda che ha portato Zuncheddu in carcere: l’accusa della strage compiuta nell’ovile di Cuile is Coccus, sulle montagne di Sinnai, in provincia di Cagliari, in cui furono uccisi tre pastori: Gesuino Fadda, suo figlio Giuseppe e Ignazio Pusceddu. Il genero di Fadda, Luigi Pinna, unico sopravvissuto alla strage, è diventato il principale accusatore di Beniamino Zuncheddu. Prosegue poi con il racconto delle varie fasi del processo, le diverse testimonianze, fino a quando nelle udienze del processo di revisione Luigi Pinna conferma di aver mentito e di essere stato indotto dall’allora sovrintendente della Criminalpol, Mario Uda, a credere che il colpevole fosse Beniamino. Uda ha smentito.
A rimettere insieme i pezzi della vicenda giudiziaria, così piena di ombre, è stata Francesca Nanni, allora procuratrice generale della Corte d’appello di Cagliari (oggi di Milano), che insieme all’avvocato Mauro Trogu, ha demolito il castello di menzogne utilizzato per condannare all’ergastolo il giovane allevatore sardo Beniamino Zuncheddu. Quando è entrato in carcere non aveva nemmeno 27 anni. Ora che ne è uscito, ne ha 59. Nel quarto episodio del podcast, in particolare, Francesca Nanni racconta per la prima volta tutta l’attività investigativa condotta per arrivare a formulare la richiesta del processo di revisione. E il suo approccio ai processi. «Ci sono sempre delle logiche che riguardano un determinato territorio – spiega Francesca Nanni – e quello che si svolge, in tema di criminalità, in quel territorio. Io ho fatto per tanti anni distrettuale antimafia, non al Sud, al Nord, in modo molto serio. E sono abituata ad avere uno sguardo d’insieme dal quale poi traggo molti elementi sul singolo caso».
Determinanti per l’assoluzione di Zuncheddu le intercettazioni che l’analista fonico forense Walter Marcialis è riuscito a trascrivere e a tradurre con la conferma del Ris di Roma, e che racconta i punti salienti della sua perizia. Mentre il criminologo Simone Montaldo e il tenente colonnello Mario Matteucci ricostruiscono la dinamica della strage rielaborata con sofisticate tecniche investigative in cui risulta chiarissima la successione degli eventi. In particolare, l’impossibilità del sopravvissuto Luigi Pinna di vedere in volto l’assassino.
Il podcast approfondisce anche il tema dei reati giudiziari come l’ingiusta detenzione e i risarcimenti: i dati elaborati dalla piattaforma errorigiudiziari.com, creata da Benedetto Lattanzi e Valentino Maimone, danno risalto a una questione di proporzioni enormi. Interviene anche Gaia Tortora che del suo tragico caso familiare ha fatto un vessillo a sostegno di tutte le vittime della giustizia.
Tra le voci quella di Irene Testa, la garante dei detenuti della Sardegna che ha dato forza mediatica alla vicenda di beniamino. Profonda conoscitrice della difficile situazione in cui versano le carceri della regione, intervenendo in diversi episodi, riporta gli ascoltatori nella cella del carcere di Uta, dove Beniamino ha vissuto negli ultimi anni, rivelando gli aspetti più riservati e inediti della sua storia. Come fa anche il cappellano del penitenziario don Gabriele Iiriti, che della vita in carcere conosce l’implacabile durezza. Ma, in ogni puntata del podcast, è Beniamino con la sua mitezza, la sua gentilezza e la sua inesauribile fiducia a donare all’ascoltatore momenti di emozione e continui spunti di riflessione sul valore della libertà. Anche Augusta, sua sorella, che ha sofferto in tutti questi anni con lui, ha sempre cercato la verità senza rancore e senza rabbia, animata solo da un profondo senso di giustizia.
Oggi finalmente, dopo 33 anni in carcere, Beniamino Zuncheddu è un uomo libero.
“Innocente. La storia di Beniamino Zuncheddu” di Nicoletta Cottone è online con le prime 2 puntate da sabato 27 gennaio e le successive con cadenza settimanale, sul sito del Sole 24 Ore e di Radio 24 e su tutte le principali piattaforme audio.