Export verso la Russia: in caso di fine del conflitto le imprese si aspettano vantaggi per il business

Milano – Promos Italia, l’Agenzia Nazionale delle Camere di commercio per l’Internazionalizzazione delle imprese, ha condotto un’indagine su circa cinquanta imprese italiane che già operano in Russia per indagare l’impatto che prevedono potrebbe avere l’eventuale fine del conflitto tra Russia e Ucraina.
L’impatto atteso dall’eventuale fine del conflitto. Il 31% delle imprese prevede di riprendere le attività di scambio economico con un impatto positivo sui ricavi in caso di stabilizzazione dell’area. Il 58% prevede di tornare a operare su quei mercati in modo graduale e con maggiore prudenza. 

Le conseguenze della guerra tra Russia e Ucraina, per la parte di fatturato legato alla Russia, ci sono state per il 70% delle imprese. In particolare, per circa una su tre, il 34%, la riduzione è stata limitata a meno del 20%. Per il 23% la riduzione di questa parte di fatturato, riguardante gli scambi con la Russia, è stata superiore al 50%.

I mercati, alternativi alla Russia, cresciuti a causa del conflitto sono stati: Unione Europea per il 63%, Medio Oriente per il 32%, Stati Uniti per il 23%, sud est asiatico per il 16%, Africa per l’11%, Cina per il 5%.

Settori favoriti da una possibile riappacificazione. Al primo posto le costruzioni col 40% delle risposte, poi l’agroalimentare col 17%, poi meccanica e moda design, entrambe col 14%. Seguono medicale ed energia.

Fattori di freno alla ripresa degli scambi con la Russia per le imprese. Al primo posto le sanzioni internazionali per il 52%, poi l’instabilità politica e l’incertezza economica per il 29%. Il 12% rileva un calo nella domanda russa di prodotti italiani.
Come supportare le imprese nella eventuale ripresa degli scambi. Il 32% chiederebbe programmi di matchmaking, il 30% agevolazioni finanziarie e assicurative, il 24% la partecipazione alle fiere di settore, il 14% analisi di mercato.

“La guerra tra Russia e Ucraina ha imposto alle imprese italiane, soprattutto a quelle che operavano in quell’area, di ripensare le proprie strategie di export, accelerando un processo di diversificazione dei mercati che oggi si dimostra essenziale per la crescita e la competitività – spiega Giovanni Rossi, Direttore di Promos Italia – I dati parlano chiaro: nel 2024 gli scambi tra Italia e Russia sono scesi a 7,8 miliardi di euro, con un calo del 65% rispetto al 2019. Tuttavia, molte imprese hanno reagito rapidamente, spostando il proprio focus su altre aree geografiche: il 63% ha puntato sull’Unione Europea, il 32% sul Medio Oriente, il 23% sugli Stati Uniti e il 16% sul Sud-Est Asiatico. Il nostro obiettivo è accompagnare le aziende in questo percorso di adattamento, fornendo strumenti concreti per identificare nuove opportunità commerciali e ridurre la dipendenza da singoli mercati, in particolare in questa fase storica assai incerta a livello geo-politico”.

Elaborazione di Promos Italia su dati ISTAT per l’anno 2024 e confronto con gli anni precedenti per import e per export

Valgono 7,8 miliardi gli scambi tra Italia e Russia nel 2024, in calo del 10% per cento in un anno. Un anno prima, nel 2023, gli scambi erano di 8,7 miliardi. In particolare, cala l’import pari a 3,5 miliardi nel 2024, -14%. L’export è di 4,3 miliardi e cala del 7 per cento in un anno. Inoltre, nel 2024 gli scambi sono 7,8 miliardi e calano del 65 per cento rispetto al 2019, quando erano 22 miliardi.

Per settore. Si importa gas, petrolio e minerali per 2 miliardi e si esportano prodotti manifatturieri per 4,3 miliardi. Si esporta moda per un miliardo, alimentari per 633 milioni, prodotti chimici per 471 milioni. Si importano metalli per 1,2 miliardi.

Per regione e provincia. Pesa la Lombardia con 1,6 miliardi e l’Emilia-Romagna con un miliardo di scambi. Tra le province, prima Milano con 680 milioni di scambi nel 2024, seguita da Udine con 472 milioni, Bologna con 274 milioni, Cremona e Roma con 227 milioni.