Sono 180mila i professionisti sanitari che, secondo i dati OCSE, tra il 2000 e il 2022 hanno scelto di lasciare l’Italia per lavorare all’estero. Un impatto pesante se a questo dato si somma la fuga degli specialisti e dei medici in formazione dai servizi di emergenza-urgenza.
Di questo e di tanto altro si è parlato nel corso dell’intervento che ha visto protagonista Fabrizio Pregliasco – direttore sanitario dell’IRCCS, Ospedale Galeazzi – ospite del contenitore televisivo condotto da Tommaso Franchi “Pomeriggio Con Noi”, in onda dalle 15 alle 18 in diretta su Cusano Italia Tv (canale 264 del digitale terrestre).
“È una situazione preoccupante che ha una tendenza al peggioramento. Tra le tante, la situazione peggiore è quella degli infermieri: meno 70.000. È una professione, come il Covid ha fatto vedere, fondamentale, però sostanzialmente mal pagata. Mancano anche medici, siamo a 30.000 medici in meno, con una situazione che evidenzia una scarsità di voglia di fare, da parte dei medici, alcune attività, alcune specializzazioni più difficili e meno appaganti, mentre invece altre specializzazioni come la dermatologia, la cardiologia, la neurologia, hanno i posti completamente saturati, proprio perché in questi ambiti c’è una maggiore prospettiva di carriera” ha commentato Pregliasco, aggiungendo: “C’è bisogno di una presa in carico di questa situazione perché non è neanche il problema del numero chiuso, ma è proprio di una carenza anche di “vocazione” da parte dei giovani rispetto a queste professioni che sono sempre più indispensabili. Il covid è stato uno stress-test imponente: ha evidenziato il problema”.
Non mancano motivi per definire caldo l’autunno che attende il mondo della sanità in vista della partita più importante, quella della risorse per la sanità in manovra. “La situazione è chiara: i soldi sono pochi complessivamente, la situazione è davvero difficile. Qui gira in ballo una riduzione addirittura della cifra dai 143 miliardi. Immaginiamo veramente un esborso notevole da parte dello Stato, che è il 6% totale del PIL destinato alla sanità. Si era arrivati a un rischio di abbassamento quest’anno, ma c’è anche per i prossimi. Si è tamponato quest’anno mettendo 3 miliardi e quindi recuperando, aggiungendo qualcosa, però davvero il problema non è solo la quantità di denaro. Facendo di nuovo riferimento alla problematica del Covid, c’è stato uno stress-test che appunto, tra le tante cose, ci ha messo in evidenza come l’attuale organizzazione sanitaria non è adeguata ai bisogni dei cittadini”.
Per quanto riguarda le polemiche che ogni anno tornano in maniera sempre più prorompente in merito ai test d’ingresso alle Facoltà di Medicina, Pregliasco ha le idee chiare: “Noi in università abbiamo bisogno di medici e infermieri ma anche degli spazi, dei posti letto, e quindi delle strutture, per far sì che la loro formazione sia adeguata, per permettere a chi uscirà dall’università di avere una capacità pratica”.
Recentemente, commentando i dati sull’andamento di Covid-19 in Italia, Pregliasco ha dichiarato che seppur sia da un certo punto di vista meno aggressivo, i numeri sono in espansione, segnalando un significativo aumento dei decessi. “Quello che ho detto è l’oggettività: 200 decessi nell’ultima settimana. Si tratta di soggetti anziani, di soggetti con tante comorbidità, cioè malattie croniche, pesanti, che sappiamo fanno rischiare di più le persone, che sono anche e soprattutto non vaccinati o che si sono diciamo così stufati di fare quei richiami vaccinali, che vogliamo che vengano fatti per mantenere la protezione. Si sta rilanciando la campagna vaccinale per l’influenza-COVID, due vaccini che si possono fare insieme proprio soprattutto dedicati a queste persone fragili a cui si deve assolutamente dire “vaccinatevi”. Purtroppo non c’è un grande entusiasmo in questo senso: perché vogliamo insistere? Soprattutto perché questo Covid è presente: quelle 300/400 persone che sono in terapia intensiva non sono lì di passaggio, stanno male. Questa malattia andrà avanti: ora siamo in una fase di crescita, magari sottovalutata per numero di casi perché pochi si fanno il tampone, però lo vediamo dai dati oggettivi, decessi e ricoveri; in una fase di salita avremo degli andamenti ondulanti che speriamo, nell’arco però purtroppo di tre o quattro anni, saranno le onde di un sasso in uno stagno”.
Alla domanda di Tommaso Franchi, se dal punto di vista comunicativo si sta abbassando la guardia sul Covid, Pregliasco ha risposto: “Abbassare, come spesso accade, un po’ troppo l’attenzione e dare come per finito un problema è più pericoloso perché questo problema che c’è noi, attraverso i comportamenti non responsabili, lo facilitiamo e lo peggioriamo. Tre sono i messaggi che volevo lasciare sul COVID: uno, facciamo fare una dose di richiamo col vaccino aggiornato a tutti coloro che lo vogliono, anche i giovani, anche le persone come dire sane che però hanno magari fragili a casa e con quella vaccinazione li proteggono anche un po’ dai problemi della malattia, ma facciamo vaccinare i fragili e gli anziani; due, facciamo fare i tamponi ai soggetti fragili e anziani perché questi possono avere le terapie antivirali per i casi di covid che necessitano ovviamente di tempo; tre, il buon senso, un’attenzione magari se siamo sintomatici, indossiamo la mascherina soprattutto se dobbiamo incontrare delle persone fragili o, per quanto possibile, non andiamo in ufficio”.