L’emergenza epidemiologica da Covid-19 ha letteralmente devastato una delle filiere più importanti per l’economia italiana, fatta da oltre 300.000 imprese che danno lavoro a circa 1,5 milioni di persone, di cui oltre due terzi dipendenti, per un valore aggiunto pari a circa 90 miliardi di euro.
Le regole del distanziamento sociale e il drastico calo di flussi turistici, sia nazionale che estero, hanno generato perdite di fatturato insostenibili per tutti gli attori coinvolti, dalla ristorazione alle strutture ricettive, e alle agenzie di viaggio. Ecco perchè Fipe-Confcommercio e le altre principali associazioni di categoria del settore turistico, Federalberghi, Fiavet e Faita, insieme alle sigle sindacali, Filcams Cgil, Fisascat Cisl e UilTucs, hanno deciso di fare fronte comune per chiedere al Governo il sostegno necessario a tenere in vita il comparto, finora supportato con risorse che potrebbero rivelarsi non sufficienti. “Le nostre imprese, cosi’ come tutte quelle coinvolte nella filiera turistica, vivono una situazione drammatica senza precedenti – afferma il presidente della Fipe-Confcommercio – Federazione Italiana dei Pubblici Esercizi, Lino Enrico Stoppani, -. Siamo ormai a metà luglio e lo stato di profonda crisi perdura, intaccando in maniera ormai irrecuperabile la stagione estiva. La nostra federazione, insieme alle altre associazioni e alle sigle sindacali coinvolte, non puo’ che fare appello alle Istituzioni a cui richiedono interventi di sostegno”.
“Con questo avviso comune chiediamo con forza che vengano assicurate ulteriori e indispensabili risorse per il finanziamento degli ammortizzatori sociali da prorogare fino alla fine del 2020, eliminando le attuali disfunzioni, soprattutto procedurali, che ne hanno limitato la fruizione. La cassa integrazione rappresenta ancora una copertura fondamentale per tante imprese”. “Chiediamo, poi, che sia riconosciuto uno sgravio contributivo sulle nuove assunzioni nel settore e, infine – continua Stoppani – che siano realizzati interventi economici e fiscali importanti per la riduzione del cuneo fiscale anche per non rischiare di disperdere preziose competenze faticosamente formate”.
“Non c’e’ tempo da perdere – conclude Stoppani -. Gli effetti dell’emergenza sul tessuto imprenditoriale sono già gravissimi e potrebbero ancora peggiorare, mettendo a rischio la tenuta dei livelli occupazionali con centinaia di migliaia di posti di lavoro in bilico. Possiamo solo immaginare quali potrebbero essere le conseguenze in termini di costi sociali, perdita delle professionalità e calo dell’attrattività turistica del nostro Paese”