In un Paese lacerato da inflazione e rincari, una quantità enorme di scadenze fiscali concentrate in un solo giorno ha un solo effetto: moltiplicare i carichi sulle spalle dei cittadini, già stremati nel portafogli e ora anche subissati da una quantità di richieste e adempimenti difficili anche solo da tenere a mente, proprio nel bel mezzo dell’estate.
179 adempimenti e 168 versamenti che si concentrano in un solo giorno, 205 adempimenti fiscali nel mese di agosto: numeri che bastano a riassumere la complessità ormai cervellotica del fisco italiano, strutturato in modo tanto farraginoso e complicato da scoraggiare anche solo la lettura del calendario fiscale. Una macchina dispersiva e confusionaria, contestata in primo luogo da chi – i commercialisti – sarebbe tenuto ad applicarla.
Figurarsi poi, per i cittadini, se il pensiero va al quantum da versare. L’Italia, stando ai dati Unimpresa, resta in cima alla classifica europea per il maggior carico di tasse, ma continua a essere uno di quei Paesi in cui le prestazioni pubbliche offerte a cittadini e imprese (in termini di welfare e di servizi) sono tra le meno generose: gli italiani cioè pagano più tasse rispetto ai cittadini di Paesi in cui servizi pubblici e il welfare sono di alto livello come Svezia (42,6%), Austria (42,1%) e Finlandia (41,9%), a fronte di servizi decisamente meno efficienti.
A parte qualche promessa sparsa, però, un piano di riduzione fiscale concreto e percorribile non si vede all’orizzonte: né, d’altro canto, qualcuno ha ancora pensato di mettere mano al calendario fiscale, razionalizzandolo e semplificandolo, per favorire e facilitare la partecipazione dei cittadini.
“La pazienza dei cittadini è esaurita, qualcuno deve mettere mano a questa giungla infinita di tasse, balzelli e adempimenti”, commenta Carlo Rienzi. “Dalle forze politiche ci aspettiamo proposte serie per ridurre il carico fiscale in modo strutturale e duraturo, oltre che per modificare il calendario fiscale al più presto”, conclude.