Roma – Allarme rosso per la Fondazione Santa Lucia, centro di eccellenza nazionale per la ricerca e la neuroriabilitazione, che serve pazienti con gravi disabilità, incluse quelle pediatriche.
Da due mesi la Fondazione si trova in amministrazione straordinaria – richiesta attraverso una ampia mobilitazione politica sindacale e della comunità del personale, dei pazienti e della cittadinanza tutta – a seguito dello stato di grave dissesto economico in cui versa (470 milioni di debito dichiarato). Dall’inizio della Amministrazione straordinaria della Fondazione, è stato spiegato nel corso di assemblee sindacali, non sono state condivise ad oggi con il personale e le famiglie le strategie di risanamento e riorganizzazione. Si registra così un clima di incertezza che già sta compromettendo il lavoro quotidiano di questa realtà che dispone di 293 posti letto in degenza ordinaria e 32 in day hospital. Nel corso di incontri con il personale, ancora, è stato fatto presente che il Direttore Amministrativo, responsabile delle politiche gestionali negli ultimi tre anni, ha parlato di corposi tagli dei costi e del personale anche sanitario. Oltre alle difficoltà quotidiane sull’erogazione dei servizi c’è forte preoccupazione soprattutto sul futuro lavorativo di oltre 100 ricercatori con contratti in scadenza.
“La Fondazione Santa Lucia è sottoposta ad una gestione commissariale per risanare i debiti. Ma i tre commissari devono interloquire con il direttore amministrativo, figura contigua alla precedente proprietà, che ha lungamente resistito alla amministrazione straordinaria. Questa figura ci sembra non stia proponendo una ristrutturazione coerente con quelle che sono le necessità dell’ospedale, ma soprattutto delle persone che curiamo”. A dirlo l’ex responsabile della Comunicazione della Fondazione Santa Lucia di Roma, Simona Saraceno, nel corso di una intervista rilasciata al direttore della Dire, Nico Perrone. “Questa estate- ha ripercorso Saraceno- c’è stata una richiesta a furor di popolo per avviare l’amministrazione straordinaria, oltretutto con un consenso politico trasversale. L’obiettivo era di tutelare, prima di tutto, la qualità delle cure ed insieme ad essa i livelli occupazionali”.
La Fondazione Santa Lucia, che ha una storia che affonda le sue radici negli anni ’60, oggi è composta da una comunità “di oltre 900 persone tra medici, clinici, tecnici e una grande componente di ricercatori”. Saraceno si è poi soffermata sulle problematiche legate al personale: “Stiamo vivendo una emorragia di professionisti. Aggiungo che il Santa Lucia dispone di ricercatori eccellenti, che vincono progetti promossi da fondi internazionali privati di grande livello, ma che ora si trovano bloccati nel proseguire il proprio lavoro spesso a causa di beni necessari alla loro attività. Penso che su questa vicenda debba focalizzarsi l’attenzione di tutti- ha concluso Saraceno- perché c’è il rischio che si possa perdere un grande valore come quello della ricerca scientifica”.
Morelli: Ignoriamo Piano Strategico
La direttrice tecnica riabilitazione: Problemi organizzativi e comunicazione verso utenza
“Manca la comunicazione. Noi dipendenti non conosciamo il piano strategico commissariale e questo determina grande incertezza nel nostro lavoro. Se ne avessimo conoscenza potremmo adattarci a quanto previsto, per migliorare o aggiustare il tiro”. Spiega la dottoressa Daniela Morelli, direttrice tecnica del servizio di Riabilitazione Estensiva Ambulatoriale Adulti e Bambini della Fondazione Santa Lucia, parlando dello stato in cui versa l’Istituto riabilitativo dopo il commissariamento, nel corso di una intervista rilasciata al direttore della Dire, Nico Perrone. “Il nostro- ha proseguito- non è un servizio in perdita, ma è stato reso sostenibile dopo un lungo lavoro organizzativo. La nostra programmazione dei trattamenti o delle visite è di 2 o 3 mesi ed è molto complicato lavorare non sapendo se quel dipendente in scadenza di contratto lavorerà il giorno dopo, se quel terapista o medico che segue un paziente da domani ci sarà oppure no. Per noi questo rappresenta un problema sia dal punto di vista organizzativo- ha concluso- ma soprattutto di comunicazione con l’utenza”.
L’esperienza di un genitore: “In 4 anni cambiati 5 logopedisti”
“Situazione comune a tante famiglie. appelli ignorati da direzione amministrativa”
“Sono il papà di un bambino di 6 anni, in cura dal 2020 presso la Fondazione Santa Lucia. Mio figlio ha necessità di effettuare terapie sia per quanto riguarda un ritardo psicomotorio sia per la logopedia. In questi 4 anni mio figlio ha cambiato 5 logopedisti e la mancanza di continuità nelle cure e nei professionisti che lo seguono rappresenta un problema. Chiaramente questa è una situazione che non riguarda solo Filippo, ma tante altre famiglie”. È la denuncia di Giuseppe Solìto, papà di un bimbo di 6 anni in cura da 4 presso la Fondazione Santa Lucia.
“Nelle ultime settimane poi- ha proseguito Solìto- abbiamo vissuto una grande situazione di incertezza poiché alle persone che seguivano mio figlio è scaduto il contratto il 30 novembre. Abbiamo più volte inviato mail ai vari uffici amministrativi della Fondazione, mettendo in copia anche la direzione amministrativa, ma finora sono state ignorate”.
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