I Finanzieri del Comando provinciale di Milano hanno sequestrato presso le sedi di diverse società del Nord Italia, collegate ad una catena commerciale a livello nazionale, oltre 360 mila mascherine destinate alla vendita come dispositivi medici (mascherine chirurgiche) o dispositivi di protezione individuale, in assenza delle previste certificazioni e, in taluni casi, importate fraudolentemente.
L’attività, condotta dalle Fiamme Gialle del 1° Nucleo Operativo Metropolitano di Milano, è derivata dallo sviluppo delle risultanze di controlli sull’osservanza delle misure di contenimento dell’emergenza epidemiologica in corso e della corretta applicazione della normativa in materia di prezzi, durante i quali presso una delle sedi milanesi del gruppo commerciale sono state rinvenute mascherine di varie tipologie indebitamente messe in vendita.
I prodotti scoperti, in particolare, recavano una impropria marcatura “CE” ovvero erano privi della predetta marcatura nonché di una formale autorizzazione, rilasciata dall’Istituto Superiore di Sanità o dall’INAIL, per avvalersi della deroga prevista dall’art. 15 del D.L. 18/2020, indispensabile per la messa in commercio dei dispositivi medici (DM) e dei dispositivi di protezione individuale (DPI).
Interessata la Procura della Repubblica presso il Tribunale di Milano nella persona del Sostituto Procuratore dott.ssa Grazia Colacicco e sotto il coordinamento della stessa, i Finanzieri milanesi hanno proceduto ad una rapida ricostruzione della catena di vendita, distribuzione ed importazione di tali mascherine e hanno, quindi, effettuato una serie di perquisizioni anche a Brescia, a Torino e a Novi Ligure, insieme ai colleghi di quelle città.
Tali perquisizioni eseguite presso la sede centrale del gruppo e i magazzini di altre società fornitrici dello stesso hanno consentito di scoprire altre migliaia di mascherine mentre un ulteriore ingente quantitativo di dispositivi, pari a circa 220 mila pezzi, è stato sequestrato ancora giacente presso i magazzini doganali di Malpensa.
Per questo materiale, infatti, già destinato alla vendita ad altra azienda di distribuzione pur in mancanza delle menzionate autorizzazioni per la messa in commercio sul territorio nazionale, risultava essere stata presentata in Dogana una falsa attestazione di destinazione, in modo da ottenere il cd. svincolo diretto.
Nello specifico, l’importatore aveva dichiarato indebitamente che tali beni sarebbero stati destinati alla protezione dei dipendenti e dei clienti di una società esercente un servizio di pubblica utilità. Inoltre, presso i magazzini di una delle società perquisite, sono stati rinvenuti e sequestrati in quanto illecitamente detenuti diversi timbri di pubbliche amministrazioni, istituti di credito e professionisti operanti nell’ambito del settore sanitario.
Per le violazioni riscontrate, sei persone, responsabili delle società coinvolte, sono segnalate all’Autorità Giudiziaria.