“L’aumento del costo dell’energia si riverserà inevitabilmente sul settore dei servizi funebri e inciderà nell’imponente crescita del numero delle cremazioni in tutta Italia”. E’ quanto denuncia Federcofit, la Federazione del comparto funerario italiano, in un documento che è stato inviato ai partiti e ai leader politici nazionali in vista delle elezioni del prossimo 25 settembre.
Da anni, infatti, il ricorso alla cremazione è in crescita esponenziale: nel 2021 nel nostro Paese sono state effettuate in totale oltre 290mila cremazioni, in aumento rispetto alle 277mila del 2020, che posizionano l’Italia al quarto posto in Europa dopo la Gran Bretagna, la Germania e la Francia. E il dato è in continua crescita. “Ma i clamorosi aumenti delle bollette”, si legge nel documento di Federcofit, a firma del presidente Cristian Vergani, “condizioneranno i prezzi delle cremazioni a carico delle famiglie dolenti mentre, in caso di un ritorno ai metodi di sepoltura tradizionali, si corre il rischio che molti cimiteri non siano preparati ad assorbire le richieste di loculi e tombe”. La federazione dunque propone un intervento dello Stato a favore delle famiglie che “vanno sostenute senza colpo ferire” e delle imprese del settore che potrebbero subire un “pericoloso contraccolpo economico a causa dell’aumento dei costi delle materie prime”.
Il documento di Federcofit affronta anche altre questioni cruciali per il settore dei servizi funebri. Innanzitutto, l’urgenza di una legge nazionale che regolamenti questo comparto, ancora fermo al DPR 285/90 risalente ad oltre trent’anni fa. “In commissione alla Camera era in discussione un progetto di legge-quadro nazionale, due anni di lavoro finiti nel nulla”, lamenta la federazione, che chiede “un’assunzione definitiva di responsabilità da parte della politica, perché occorrono definizioni univoche, pari condizioni operative, chiarezza nei rapporti imprese-istituzioni, piani per i cimiteri e i crematori, tutela della categoria dallo strapotere della finanza internazionale che si appresta a condizionare il mercato italiano”. Altra richiesta di Federcofit alla politica riguarda la necessità di un sostegno da parte dello Stato alle imprese del settore, “che negli ultimi 15-20 anni hanno realizzato centinaia di strutture funebri, le cosiddette ‘case funerarie’, con investimenti di centinaia di milioni”. La federazione evidenzia inoltre che, in epoca di pandemia, le imprese funebri “hanno sempre operato e garantito il servizio anche in assenza di protezioni, portando empatia alle famiglie colpite dal lutto in così tragiche circostanze”, ma che la risposta dello Stato “è stata il totale disconoscimento dell’azione e dei meriti della categoria in frangenti così difficili”. Infine Federcofit chiede la definizione di processi formativi e di nuove figure professionali, che in tutte le regioni “devono essere le stesse, certificate dalla stessa formazione e assunte con lo stesso contratto collettivo”.