La nuova giustizia penale alla prova dell’Europa sotto i riflettori della 20esima edizione di Futuro Direzione Nord in corso oggi presso la Fondazione Stelline a Milano. Quali prospettive apre la riforma e come è vista dagli addetti ai lavori? Al dibattito sono intervenuti a parlarne Francesco Paolo Sisto, Viceministro della Giustizia; Francesca Nanni, Procuratore Generale presso la Corte di Appello di Milano; Alessio Lanzi, Professore di Diritto Penale all’Università Milano Bicocca e membro laico del Consiglio Superiore della Magistratura; Guido Camera, Presidente Associazione ITALIASTATODIDIRITTO; Dario Bolognesi, Fondatore Studio Bolognesi – Penalisti d’Impresa.
“Siamo di fronte ad una riforma scritta finalmente per i cittadini, per restituire la fiducia nella giustizia– ha dichiarato il Viceministro Sisto-. Sull’abuso d’ufficio: si è pensato di abolirlo per liberare dalla paura della firma amministratori politici e dirigenti, con una conseguenza economica importante anche sul Pil. Altro aspetto importante riguarda l’avviso di garanzia, l’incipit della nuova norma cita ‘a tutela del diritto di difesa’. Sulle intercettazioni: si affida al giudice la valutazione di quali sono le intercettazioni connesse al fatto/reato, quindi il diritto di cronaca resta connesso al fatto. Misure cautelari: Il giudice deve sentire prima l’indagato e poi decidere. I limiti all’appello del pubblico ministero sono stati introdotti per bilanciare la Riforma Cartabia. Questo testo non è una prova di forza ed è già frutto di mediazioni all’interno della maggioranza”.
Il testo della riforma è frutto “di un lavoro meticoloso” fatto “dopo aver sentito il parere di tutti: si è proceduto con un metodo corretto”. Per il viceministro “siamo di fronte ad una riforma scritta finalmente per i cittadini, per restituire la fiducia nella giustizia – ha concluso -. Sull’abuso d’ufficio si è pensato di abolirlo per liberare dalla paura della firma amministratori politici e dirigenti, con una conseguenza economica importante anche sul Pil”.
Un commento sulla riforma: “Io credo che il giudizio non possa che essere positivo, soprattutto in alcuni aspetti, direi propriamente culturali– ha dichiarato Guido Camera-. Penso, ad esempio, che l’introduzione della giustizia riparativa come meccanismo di riconciliazione dei torti sociali sia altamente condivisibile e anche molto vantaggiosa per lo Stato e la comunità sociale”.
“La lunghezza del processo penale non è risolta dall’inappellabilità da parte del pubblico ministero– ha detto Francesca Nanni– e anche la distinzione tra reati più e meno gravi non ha una grande resistenza a livello costituzionale”. Di diverso avviso Alessio Lanzi: “da un punto di vista tecnico la sentenza di assoluzione si ha quando non si può ritenere la colpevolezza oltre ogni ragionevole dubbio. A seguito di tutto questo lungo lavoro, quando il fatto non costituisce reato, è difficile ipotizzare che un giudice d’appello, che decide solo sulla base delle carte acquisite, possa sostenere al di là di ogni ragionevole dubbio la possibilità di condannare”.
“Sulle intercettazioni la riforma mi trova d’accordo- ha detto Dario Bolognesi -,dal momento che il diritto d’informazione non riguarda segreti d’impresa, informazioni personali e questioni che hanno rilievo o risonanza politica. È un momento di grande civiltà giuridica. Sono perplesso invece sull’abuso d’ufficio, quando si dice che il 99% dei processi per abuso d’ufficio si conclude con l’assoluzione va capito se dipenda davvero dall’utilizzo di una norma non appropriata. Prima di arrivare all’abolizione della norma pensiamo che ci sono dei casi per abuso d’ufficio gravi che hanno delle ripercussioni anche indirette sulle imprese”.
L’iniziativa è organizzata da Fondazione Stelline insieme a Inrete e all’Associazione ITALIASTATODIDIRITTO con il contributo di Regione Lombardia e il patrocinio del Comune di Milano.