La vicenda gas/Russia/Ucraina ci ha insegnato che non possiamo affidare il nostro fabbisogno energetico (primario) a regimi autoritari? Paesi con i quali il confronto, se non diamo credito alle loro aspirazioni, viene affidato solo alle armi?
Per correre ai ripari dalla penuria del gas russo, usato come merce di scambio per assecondare l’espansione del regime di Putin in Ucraina, l’Italia si è rivolta altrove. Oggi questo “altrove” è l’Algeria, maggior nostro fornitore di gas naturale (1).
L’Algeria non è più il Paese di Albert Camus ma quello che, nel voto Onu di condanna dell’annessione illegale alla Russia di quattro regioni ucraine (Donetsk, Luhansk, Kherson e Zaporizhzhia) si è astenuta con Cina, India e altri 32 Paesi (2).
L’Algeria è anche quel Paese che aveva minacciato di interrompere le forniture di gas alla Spagna ché sostiene il Marocco nella contesa del territorio del Sahara occidentale (3).
E quel Paese che di recente ha mostrato interesse a unirsi ai BRICS, il gruppo che riunisce Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica.
Questa “leggerezza” di rapporti con l’Algeria sembra che faccia parte del nostro Dna.
Per esempio, non abbiano ancora preso provvedimenti nei rapporti economici e politici con l’Iran, dove da più di un mese quel regime autocratico massacra donne e uomini che protestano per la mancanza di libertà individuali.
Dna che si conferma anche in tutti i rapporti economici, politici e culturali che abbiamo con i regimi più liberticidi del Pianeta, in particolare quelli della penisola arabica (4) e la Cina (5).
L’Algeria è un Paese come Russia, Cina e altri autoritari e autocratici. Niente ci fa pensare che, per ragioni loro o di loro rapporti coi Paesi “fratelli”, possano decidere di usare il loro gas come arma di ricatto. E – Ucraina docet – questi ricatti possono essere del tipo che mettono in discussione i nostri assetti culturali e politici.
Non sappiamo se dopo la vicenda russa, con la scelta algerina siamo caduti dalla padella nella brace, ma presupposti e fatti sono indicativi. Con l’aggravante che questi regimi che domani potrebbero voler distruggere il nostro, noi li stiamo alimentando e arricchendo acquistando i loro prodotti. Non solo, ma il nostro regime economico di libero mercato è anche un invito ché i capitali di alcuni di questi Paesi arrivino anche a controllare aziende fondamentali per il nostro Paese.
1- Ad aprile Eni ha firmato un accordo con la compagnia petrolifera algerina Sonatrach per l’aumento progressivo dei flussi di gas all’Italia: nel 2022 i miliardi di metri cubi in più saranno 4, che arriveranno a 9 nel 2024.
2 – è bene ricordare che la risoluzione delle Nazioni Unite è stata appoggiata da 143 nazioni, il numero più alto mai registrato dall’inizio dell’invasione russa dell’Ucraina.
3 – Il Sahara occidentale, ex-colonia spagnola, è una regione desertica controllata dal Marocco ma rivendicata dal Fronte Polisario, un’organizzazione indipendentista sostenuta dall’Algeria per ridurre il peso geopolitico del Marocco nella regione.
4 – qui un recente fatto fiorentino: https://www.aduc.it/articolo/firenze+chiavi+della+citta+agli+emirati+arabi+uniti_35279.php
5 – verso la quale abbiamo sviluppato una dipendenza che, se dovesse diventare problematica come quella col gas russo, saremmo letteralmente…. alla canna del gas.
Vincenzo Donvito Maxia