Quattordici persone, per la maggior parte bambini sotto i 10 anni, sarebbero state uccise ieri mattina durante gli attacchi aerei israeliani vicino ad Al-Mawasi, un’area indicata come “zona umanitaria” dalle autorità israeliane, in cui è stato ordinato ai civili di rifugiarsi per la loro sicurezza. Ad affermarlo è Save the Children, l’Organizzazione internazionale che da oltre 100 anni lotta per salvare i bambini e le bambine a rischio e garantire loro un futuro.
Dal 7 ottobre, le forze israeliane hanno emesso diversi “ordini di evacuazione”, indirizzando i civili principalmente verso tre aree del sud: Khan Younis, Rafah e Al-Mawasi. Tutte e tre le aree sono state successivamente colpite da attacchi aerei israeliani nei quali i civili, compresi i bambini, sono stati uccisi e feriti.
“Non lo sottolineerò mai abbastanza: non c’è nessun luogo sicuro a Gaza. Ma secondo il diritto internazionale umanitario, dovrebbe esserci. I campi di sfollati, i rifugi, le scuole, gli ospedali, le case e le cosiddette “zone sicure” non dovrebbero essere terreno di scontri. Eppure, Gaza è stata devastata. Questi ordini di trasferimento non offrono una reale sicurezza. Se le persone restano, vengono uccise. Se si muovono, vengono uccise. La popolazione si trova a dover “scegliere” tra una condanna a morte o un’altra”, ha spiegato Jason Lee, Direttore per i territori palestinesi occupati di Save the Children.
“I leader mondiali devono garantire ora un cessate il fuoco definitivo. Ogni ora che passa senza una tregua, sempre più bambini pagheranno il prezzo del fallimento della politica con la loro vita e il loro futuro. Fino a quando non ci sarà un cessate il fuoco, non ci sarà nessun luogo sicuro a Gaza”, ha concluso Jason Lee.
Save the Children fornisce servizi essenziali e sostegno ai bambini palestinesi dal 1953. Lo staff di Save the Children nei territori palestinesi occupati lavora 24 ore su 24, preparando beni salvavita per la distribuzione alle persone più vulnerabili e cercando modi per portare assistenza a Gaza.