«Non possiamo permetterci di affondare nelle sabbie mobili della mediocrità, non possiamo rimanere ingabbiati in una sanità che rischia di non avere un futuro. Non è possibile: per i cittadini, per la collettività, in nome del rinnovato fabbisogno di cure e di assistenza specializzata degli italiani, dalle patologie più gravi, al sostegno quotidiano alle famiglie, agli anziani, ai disabili, all’infanzia, fuori e dentro le realtà ospedaliere.
Oggi, nella Giornata Nazionale del Personale Sanitario, ci accomuni, nessuno escluso, il desiderio di urlare forte il nostro dissenso nei confronti di quelle istituzioni che hanno lasciato, lo rivela il report di gennaio della Corte di Conti, che la sanità italiana finisse vittima di un pericoloso immobilismo.
Se siamo relegati agli ultimi posti, in Europa, in relazione al peso specifico degli investimenti nella sanità, con “la spesa pubblica pro capite che è stata pari a 2.851 dollari, inferiore di oltre il 50% a quella della Germania (5.905; dollari), del 38,4% a quella della Francia (4.632 dollari), e del 31,4% a quella della Regno Unito (4.138 dollari)”, e se ancora, lo conferma l’Ocse, siamo in fondo alla graduatoria del Vecchio Continente anche per quanto concerne le retribuzioni dei professionisti, vuol dire che occorre finalmente tirare fuori la testa da sotto la sabbia e smetterla di far finta che tutto funzioni a meraviglia».
Così Antonio De Palma, Presidente Nazionale del Nursing Up.
«In questa giornata così importante, emerga, da parte di tutti i soggetti in causa, ma più che mai dalla politica, una severa analisi dei fatti.
Siamo di fronte a un gap evidente, strutturale ed economico, rispetto agli altri Paesi europei, che si può colmare solo investendo sugli uomini e sulle donne, sulle eccellenze, sulle reali competenze di cui disponiamo. Occorre tenerci ben stretti quei valenti professionisti che non possiamo permetterci di perdere, attraverso le ormai quotidiane fughe all’estero, verso “isole decisamente più felici”, costringendoli, sempre più spesso, a dimissioni volontarie che rappresentano una sonora sconfitta per tutti noi.
Difendiamo e tuteliamo il personale del comparto sanità, dalle aberranti forme di violenza fisica e psicologica che si consumano ogni giorno nelle corsie. Liberiamoli davvero e una volta per tutte dalle catene del vincolo di esclusività senza controproducenti contentini, come già è stato fatto per i medici. E ancora riduciamo l’ingiustificato gap, spropositato, a livello retributivo, con i medici stessi: riorganizziamo le aziende sanitarie evitando turni massacranti. Decongestioniamo i pronto soccorsi dando impulso alla sanità di prossimità con gli infermieri di famiglia/comunità, ridoniamo appeal alla professione infermieristica a partire dalle università.
E, ancora, favoriamo specializzazioni e aggiornamento. Solo così possiamo viaggiare a vele spiegate verso una sanità a misura di persona, in grado di essere faro di competenza anche per gli altri Paesi.
Si signori, il futuro della sanità italiana lo possiamo riscrivere solo noi tutti, ed è ancora possibile», chiosa De Palma.