Si celebra oggi a Roma, con una cerimonia nell’aula di palazzo Montecitorio, alla presenza del presidente della Repubblica Sergio Mattarella, della presidente del Senato Maria Elisabetta Alberti Casellati, del presidente della Camera dei deputati Roberto Fico del presidente della Corte costituzionale Giuliano Amato, del ministro dell’Interno Luciana Lamorgese, in rappresentanza del presidente del Consiglio dei ministri Mario Draghi e del capo della Poliza di Stato Lamberto Giannini, la giornata nazionale in memoria delle vittime del terrorismo dell’Italia repubblicana.
Alla cerimonia sono intervenuti Mario Calabresi, figlio del commissario Luigi Calabresi ucciso a Milano nel 1972 e Maria Cristina Ammaturo figlia del vice questore Antonio Ammaturo ucciso a Napoli nel 1982.
La data simbolica è stata scelta perché ricade nel giorno in cui fu ucciso Aldo Moro, presidente della Democrazia cristiana, il 9 maggio del 1978. Il corpo del politico fu deposto dentro il bagagliaio di una Renault 4 rubata che fu fatta ritrovare dai terroristi a Roma in via Caetani, non distante dalle sedi dei partiti polici Democrazia cristiana e Partito comunista.
La Polizia ha pagato un altissimo tributo di sangue per gli scontri e i vili attacchi compiuti da gruppi eversivi che hanno tentato in tutti i modi di minare lo Stato democratico. Sono 62 i poliziotti uccisi dai terroristi, 62 vittime, 62 storie diverse che raccontano l’estremo sacrificio di agenti caduti nell’esercizio della loro funzione: garantire la sicurezza ai cittadini.
Tra gli episodi più noti ricordiamo Emanuele Petri, l’ultimo in termini temporali, ucciso in servizio nel 2003 su di un treno durante una normale operazione di controllo documenti e identificazione di due viaggiatori poi rivelatisi essere terroristi delle Nuove brigate rosse; oppure la scorta dell’onorevole Moro, Raffaele Iozzino, Giulio Rivera e Francesco Zizzi, trucidati insieme a due carabinieri nell’agguato che portò al rapimento del presidente della Democrazia cristiana in via Fani il 16 marzo del 1978.
Ci sono però anche altre storie, meno note ai più, storie di eroismo e di coraggio:
Ad esempio quella del maresciallo Sergio Bazzega; nel 1976 fece irruzione in casa di un brigatista che aprì istantaneamente il fuoco sugli agenti uccidendo sul colpo il vicequestore Vittorio Padovani. Bazzega, trovando sulla propria linea di tiro i genitori del criminale non sparò e di questo approfittò il brigatista facendo fuoco contro il sottufficiale di Polizia, ferendolo mortalmente.
O quella del brigadiere Luigi Carluccio, uno dei migliori artificieri della questura di Milano, nel luglio 1981 era stato chiamato a Como per disinnescare una serie di ordigni lasciati nella notte davanti diversi esercizi commerciali della città dal gruppo terroristico delle Brigate operaie. Carluccio riuscì a neutralizzarli tutti, tranne l’ultimo che esplose uccidendolo.
Storie di poliziotti, di uomini a cui oggi rendiamo il doveroso omaggio per mantenerne sempre vivo il loro ricordo.