In occasione della Giornata dei Tumori Cerebrali che si celebra domani sabato 8 giugno, la Società Italiana di Neurologia (SIN) fa il punto della situazione sui nuovi orizzonti diagnostici e terapeutici messi a punto dalla ricerca scientifica.
I tumori cerebrali primitivi fanno registrare un’incidenza complessiva di circa 25 nuovi casi per 100.000 abitanti all’anno. Tra questi, quelli decisamente prevalenti sono i meningiomi, , che di per sé rappresentano il 40% del totale di queste neoplasie. A seguire troviamo i gliomi che comprendono la forma più aggressiva, il glioblastoma, che riguarda il 14% di tutti i tumori primitivi del sistema nervoso centrale.
I tumori benigni, generalmente i meningiomi, crescono al di fuori del tessuto cerebrale e non infiltrano il tessuto ma lo possono comprimere. In questi casi la chirurgia radicale, se possibile in funzione della sede della neoplasia, è risolutiva.
I tumori che crescono all’interno del cervello, più frequentemente i gliomi, possono essere più o meno aggressivi in funzione delle caratteristiche istologiche e di biologia molecolare. I gliomi con maggiore aggressività, caratterizzati da una crescita più rapida e da una maggiore propensione ad infiltrare il tessuto, colpiscono generalmente la popolazione più anziana, mentre sono meno frequenti nei pazienti under 50. I protocolli terapeutici validati per la prima fase del trattamento prevedono, quando possibile, la rimozione chirurgica, seguita da schemi di radio e chemioterapia in combinazione o in sequenza che, nei tumori meno aggressivi, possono far registrare anche sopravvivenze superiori a 20 anni.
“Un grosso contributo nella diagnosi e nella prognosi di queste patologie – dichiara il Dottor Enrico Marchioni, Responsabile del Gruppo di Studio di Neuro-Oncologia della SIN – è stato fornito dalle ultime 2 classificazioni dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, rispettivamente nel 2016 e nel 2021, che hanno integrato le più recenti acquisizioni di biologia molecolare dei tumori cerebrali primitivi con i criteri istologici tradizionalmente utilizzati. L’importanza di questo nuovo modello classificativo ha una duplice valenza: permette di adottare strategie di trattamento personalizzate basate sull’impiego di terapie “target”, già in uso da alcuni anni in oncologia generale e in oncoematologia, e consente la ottimizzazione dei trattamenti standard anche in funzione delle caratteristiche biomolecolari dei tumori cerebrali.
“Grazie al progresso nel campo della biologia molecolare – afferma il Prof. Alessandro Padovani, Presidente della Società Italiana di Neurologia – è probabile che nel prossimo futuro le opzioni terapeutiche, già oggi più efficaci che in passato, si amplino ulteriormente con l’introduzione di terapie biologiche e immunologiche con meccanismi d’azione sempre più specifici e gravati di minori effetti collaterali”. Lo sguardo al futuro, pertanto, fa prevedere che la lotta ai tumori del cervello possa essere molto più favorevole di quanto non lo sia stato in passato, ottenendo risultati analoghi a quanto già in atto per altre forme di tumori.