E’ di pochi giorni fa la notizia dell’ennesima aggressione perpetrata ai danni di un medico, ancora una volta al Sud, ancora una volta in Campania. Siamo ormai in un vero e proprio stato di emergenza con tremila aggressioni che ogni anno subiscono medici e personale sanitario.
Da un’analisi condotta dall’Anaao Assomed su 1280 operatori sanitari, emerge che Il 65% circa del campione ha dichiarato di essere stato vittima di una aggressione. Un approfondimento a livello regionale evidenzia che la percentuale di aggressioni, sia fisiche che verbali, si incrementa al 72,1% nel Sud e nelle Isole. Dato ancora più allarmante per i Medici che lavorano in Pronto Soccorso e 118, dove le stesse percentuali salgono all’80,2%.
Elemento preoccupante è che oltre il 50% dei responder ignora che le aggressioni dovrebbero essere identificate come evento sentinella dalla propria Direzione aziendale, come previsto dalla raccomandazione n. 8 del 2007 del Ministero della Salute, mentre il 18% asserisce che addirittura non vengono riconosciute.
Sono dati allarmanti, che caratterizzano una dirompente escalation di violenza, espressione della crescente difficoltà con cui i cittadini accedono alle prestazioni sanitarie erogate dal SSN e la cui insoddisfazione e disperazione si riversa sugli inermi operatori esposti in prima linea.
Anaao Giovani chiede con forza un intervento da parte delle Istituzioni locali, regionali e nazionali.
Non può essere sufficiente la creazione di un osservatorio per studiare il fenomeno, né possono bastare espedienti momentanei che talvolta sembrano solo un modo per mettere a tacere l’opinione pubblica.
Occorre invece smuoverla l’opinione pubblica, sensibilizzarla, stimolarla al rispetto per il lavoro dell’operatore sanitario.
Occorrono modifiche legislative, affinché il medico venga considerato pubblico ufficiale nell’esercizio delle proprie funzioni permettendo di agire di ufficio nel caso di aggressioni nei suoi confronti.
Occorre che i presidi di P.S. vengano resi sicuri, che le forze dell’ordine abbiano la possibilità di intervenire qualora venga messa a rischio l’incolumità dell’operatore, e che siano presidiati, ove necessario, i punti di cura, e, soprattutto, agire sulla sensibilità e sulla coscienza dei cittadini.
Anaao Giovani, esprime massima solidarietà per i medici vittima di violenza e non starà a guardare.
Chiediamo l’immediata presa di posizione da parte dei Sindaci, quali autorità sanitarie locali, dei Prefetti, delle Regioni e del Ministero al fine di individuare rimedi immediati e concreti atti ad arginare un fenomeno che pone a serio rischio la fruibilità di cure da parte dell’utenza.
I medici non possono rischiare la propria vita mentre lottano per salvare quella di altri; i medici non possono osservare inerti lo sgretolamento dello stato sociale insieme alla decomposizione di quel che resta del sistema di welfare; i medici non possono essere capro espiatorio del disfacimento di un servizio sanitario fatto di precariato non risolto, carenze croniche di organico occultate utilizzando giovani medici come tappabuchi, infrastrutture fatiscenti non atte ad accogliere pazienti e operatori, disorganizzazione ed incapacità gestionale.
Anaao Giovani chiede un immediato cambio di rotta e, alla luce della proposta di legge parlamentare inerente l’attribuzione al medico in servizio dello status di pubblico ufficiale, chiede tempi brevissimi di applicazione della stessa, al fine di continuare a salvaguardare l’equità nell’accesso alle cure nel rispetto della sicurezza, sia per il cittadino che per l’operatore sanitario.