E’ di ieri la sentenza di Cassazione sulla strage di Viareggio: 11 anni di procedimenti, ora torna in Appello. Le informazioni in materia sono abbondanti (1). Colpisce non che ci sia un reo o meno, ma la prescrizione delle accuse di omicidio colposo. La prescrizione, tipico risultato dei processi-lumaca, è la legittima impossibilità di giudicare. Che è bene ci sia e che (al contrario del ministro di Giustizia) non deve essere merce di scambio per far finta che non esistano i processi-lumaca.
Notizie di questi giorni (2):
– dopo 14 anni, per un genitore di Torino (oggi 80enne) accusato di violenza sessuale, il processo è ancora in corso.
– a Napoli dopo 31 anni, lo Stato ha risarcito per una trasfusione sbagliata una signora che, 37 anni all’epoca, oggi di anni ne ha 68. 26 anni per la sentenza, 5 anni per costringere lo Stato a pagare.
Attualità e due notizie di questi giorni che non ci devono far dimenticare le tante vicende simili non note.
E’ questa la giustizia di un Paese civile? Non ci rende affidabili:
– per gli amministrati, rei o innocenti o desiderosi di giustizia che siano;
– per gli investitori che se finiscono in un giudizio, civile o penale, devono rinunciare, e se non capitolano andare oltre confine.
Come mai il capitolo giustizia è stato assente dai discorsi di fine anno del presidente Mattarella, così come è praticamente assente dai “ricoveri” e recuperi di qualche tipo?
In questi giorni, 100 anni fa, nasceva Leonardo Sciascia, uno dei massimi denunciatori del sistema giustizia. Quando era in vita – scrittore, politico e deputato – quasi tutti lo emarginavano. Oggi viene decantato anche da chi all’epoca lo denigrava. E’ un fenomeno del passato o un esempio vivo da cui trarre lezione e passare ai fatti?
Vincenzo Donvito, presidente Aduc