Gli italiani? Sono innamorati della lingua inglese ma non sanno parlarla.
È quanto emerge da un’inchiesta del Financial Times, che in un reportage ha incoronato il nostro Paese come “campione del mondo di fake english”.
A confermarlo è anche un sondaggio dell’Indice di conoscenza dell’inglese (EF English Proficiency Index), che posiziona l’Italia tra gli ultimi posti in Europa.
Ciononostante, tra gaffe famose in ambito politico e un livello generale che non supera il B1 (ovvero una conoscenza intermedia), la passione rimane immutata: secondo lo studioso Manuel Carrera Diaz, infatti, “l’italiano è la lingua europea che accoglie gli anglicismi in misura più ampia e con minore remore di qualsiasi altra lingua europea”.
E se le principali sfide nell’apprendimento riguardano grammatica, vocabolario e capacità di esprimersi e comprendere la lingua parlata, a essere errata potrebbe essere l’intera impostazione generale con cui in Italia si approccia la lingua inglese.
È questa l’opinione di Fabio Maccagnan, ideatore del Metodo Toddler, programma di apprendimento che sfrutta metodologie che ricalcano l’apprendimento intuitivo e veloce dei bambini.
Basato su oltre 70 anni di ricerche scientifiche, il metodo sfrutta quattro principi cardine e due shortcuts (scorciatoie) ritenuti ingredienti fondamentali per parlare una lingua straniera nel minor tempo possibile.
“Il nostro metodo si compone di lezioni che, a differenza delle solite lezioni di grammatica inglese, hanno un solo obiettivo: far imparare a parlare e capire l’inglese il più velocemente possibile, iniziando a migliorare pronuncia e comprensione dall’approccio iniziale alla lingua. Infatti, è un metodo che si compone di quattro principi: il primo, quello dei feedback, è quello iniziale. Lo studente inizia a creare le prime frasi e a ricevere i feedback di un madrelingua pronto a capire l’errore e a supportare nel miglioramento della pronuncia. Questo momento reincarna il feedback che un genitore dà ad un bambino durante l’apprendimento nei primi anni di vita – racconta l’esperto e poliglotta Fabio Maccagnan – Il secondo principio è far imparare parole comuni, che costituiscono il 94.1% della lingua parlata, dal giorno zero, per aiutare lo studente a creare frasi già dal primo giorno di lezione. Le interazioni a voce alta, obiettivo del terzo principio, aiuterà lo studente ad attivare l’area di Wernicke e di Broca, ovvero aree del cervello che ci permettono di imparare sempre più lingue. Questo principio sarà fondamentale per migliorare le competenze di speaking e parlato quotidiano. Il quarto e ultimo principio, invece, include la ripetizione spaziata, ovvero l’inserimento di frasi ripetute all’interno del corso in modo sequenziale, per costringere la mente ad assorbirne la forma e pronuncia”.
Il metodo Toddler, provato da oltre 25.000 italiani, punta sul lavoro attivo dello studente sulla lingua e su due shortcuts, ovvero trucchi di memorizzazione che, uniti ai principi utilizzati in ogni lezione, garantiranno un apprendimento intuitivo e sempre più smart.
“Tra i due trucchi di memorizzazione, il Metodo Toddler sfrutta le mnemotechniche, aiuteranno ad associare ogni parola ad un’immagine aiutando chi si approccia alla lingua inglese a velocizzarne la memorizzazione – continua Fabio Maccagnan, ideatore del Metodo Toddler – Il secondo trucco risiede nell’utilizzo di gruppi di parole, in quanto il vocabolario inglese conta ben 30.058 parole di origine latina. Riuscendo a cambiare il finale e adattando la pronuncia, lo studente sarà in grado di trasformare vocaboli italiani in termini inglesi in modo rapido e intuitivo”.