Gli specializzandi promuovo il DL Calabria (61,10%) e la possibilità di concludere l’iter formativo in ospedale con l’opportunità di essere assunti in ospedale a tempo determinato, mentre alla formazione universitaria negano la sufficienza (voto 5), ritenendo superato l’attuale paradigma formativo.
Questi in sintesi i risultati dell’indagine condotta da Anaao Giovani su un campione di oltre 1.800 specializzandi con l’obiettivo di conoscere dai diretti interessati il parere sulle misure adottate dal Governo e definire le strategie future.
L’IDENTIKIT DEI RESPONDERS
Il 50,28% dei responders è di sesso maschile, il 49,72% di sesso femminile. La maggiore percentuale di risposte si è avuta in un’età compresa tra 28 e 31 anni (61,93%), corrispondente agli ultimi anni di specializzazione, a dimostrazione di quanto l’interesse per il futuro lavorativo cresca con l’avanzare dell’età e del percorso formativo.
Il picco di risposte si è avuto tra il secondo anno ed il quarto anno di frequenza delle scuole di specialità.
Le scuole che hanno dimostrato maggior interesse sono state quelle di chirurgia generale e specialistica (13,64%), di medicina interna (10,94), anestesia (6,39%), pediatria (8,38%). A seguire con percentuali eterogenee ma non superiori al 3% le altre specialità.
I RISULTATI DELLA SURVEY
Promosso il DL Calabria
Il 60,97% dei responders si è detto favorevole al proseguimento della formazione negli ospedali con un contratto di lavoro a tempo determinato, solo il 18,75% si è detto contrario. Peraltro il restante 19,46% degli intervistati che ha risposto ‘non so’ è costituito per il 23% da iscritti ai primi due anni di specializzazione che sostengono di non avere ancora chiara idea di cosa riservi loro il periodo di formazione.
Le alte percentuali di risposte positive all’apertura della formazione negli ospedali rappresentano un punto di partenza imprescindibile nelle future discussioni sul learnign hospital, rispetto al quale non si può prescindere.
Il voto alle scuole di specializzazione
Alla domanda come valutassero la propria scuola di specializzazione in termini di raggiungimento degli obiettivi di crescita professionale, rispetto agli obiettivi imposti dal dgls 402/17, ed in termini di preparazione pratica, il voto medio attribuito, in una scala di valutazione che partiva dal gravemente insufficiente per arrivare fino all’ottimo, è stato insufficiente, ma ci ha consegnato un grado di soddisfazione eterogeneo. Le scuole sono risultate essere sufficientemente adeguate alle esigenze aggiornamento professionale, in grado di fornire le competenze necessarie ad entrare nel mondo del lavoro, con una grande discrepanza tra le specializzazioni coinvolte.
Le branche chirurgiche sostengono infatti (53%) che la scuola di specialità non li prepari all’ingresso nel mondo del lavoro, giudicando in tal senso la stessa insufficiente o gravemente insufficiente.
Il 48% degli intervistati afferenti alle scuole chirurgiche inoltre sostiene che gli Atenei non rispettivo le norme e i diritti dei lavoratori.
Per le branche mediche il 54% degli intervistati ritiene che le università sia in grado in maniera sufficiente o più che sufficiente a provvedere al loro aggiornamento professionale, ma contestualmente ritengono, nel 48% dei casi, di non ricevere la preparazione clinica adeguata.
Nel 57% dei casi, nelle branche mediche, le università sono ritenute essere in grado di preparare gli specializzandi alla vita lavorativa post-specialità.
La valutazione media delle scuole di specializzazione, nonostante l’eterogeneità delle risposte, è stata di 5,6/10.
Bocciato il modello formativo
È emersa invece una sostanziale omogeneità nella volontà di mutare l’attuale status delle scuole di specializzazione.
L’83,4% degli intervistati è infatti convinto che l’attuale modello formativo medico in Italia abbia fallito.
Tale percentuale stimola spunti di riflessione; per quanto infatti il medico in formazione consideri tutto sommato la propria scuola in grado in parte di fornirgli quelle skills necessarie a diventare un buon medico, e al contempo sia lacunosa rispetto a tutte le skills pratiche che riguardano il saper fare, questi ritiene superato l’attuale paradigma formativo. Non è un caso che questa sia stata la domanda con la maggiore omogeneità di risposte.
Conclusioni
I risultati della survey Anaao Giovani confermano l’urgenza di anticipare l’ingresso del mondo del lavoro degli specializzandi, dando una risposta concreta alla richiesta dei diretti interessati. In queste settimane in cui l’emergenza coronavirus ha svelato una volta di più la fragilità delle strutture sanitarie e la carenza dei medici e dirigenti sanitari, diventa prioritaria la discesa in campo non già di professionisti in pensione bensì di giovani specializzandi agli ultimi anni di formazione.
La survey inoltre ha posto in evidenza da un lato le lacune formative di un sistema universitario che sembra incapace di rispondere alle mutate esigenze dei medici e del sistema formativo e di cure italiano, dall’altro la maturità da parte degli specializzandi nella ricerca di una formazione migliore.
Riteniamo urgente una profonda revisione dell’attuale paradigma formativo a chiara trazione universitaria per mettersi al passo con gli altri paesi europei in termini anche di ingresso nel mondo del lavoro e tale esigenza sembra essere condivisa anche dai medici in formazione che hanno partecipato al sondaggio.
Il rispetto dei diritti di ogni lavoratore è un punto fermo di tutti gli specializzandi, che oggi sembra non essere rispettato dagli atenei italiani.
Porre in evidenza la qualità dell’aggiornamento scientifico che le università sono in grado di fornire avvalora la tesi che Anaao Assomed sostiene ormai da anni che prevede una formazione mista, per quale lo specializzando debba imparare con la metodologia del ‘learning to do’ nei learnign hospital, pur mantenendo una parte della formazione teorica nelle università, luoghi riconosciuti di ricerca scientifica.
Non è più procrastinabile l’esigenza di forgiare professionisti di qualità, prodotti finiti e non grezzi pronti all’ingresso nel sistema sanitario nazionale. Dar loro la possibilità di entrare in ospedale favorisce una maturazione più veloce, la garanzia di diritti dei quali oggi non godono, la possibilità di costruirsi un futuro professionale, previdenziale e personale attraverso uno stipendio adeguato al lavoro che oggi svolgono, e attraverso il riconoscimento delle tutele di ogni lavoratore e dei diritti di ogni medico in formazione.