GNL a Pesaro, appelli formali al Comitato Tecnico Regionale per fermare il pericoloso progetto industriale alla Tombaccia

Pesaro – Continua la mobilitazione del Comitato “Pesaro: NO GNL” contro il progetto di impianto di liquefazione del gas naturale liquefatto (GNL) previsto nella zona industriale della Tombaccia. Dopo la consegna della lettera aperta al Sindaco, che ha segnato la riapertura di un dialogo civile, nelle ultime ore sono stati protocollati numerosi appelli formali indirizzati al Comitato Tecnico Regionale (CTR) e a diversi uffici del Dipartimento dei Vigili del Fuoco, del Soccorso Pubblico e della Difesa Civile.

Gli appelli, redatti con argomentazioni tecniche e riferimenti precisi alla normativa Seveso III, sono stati inviati a una vasta rete di indirizzi istituzionali. Tra questi figurano la Direzione Centrale Emergenza, la Direzione Generale, l’Ufficio Affari Legislativi, i responsabili dei rischi industriali, delle autorizzazioni, della sicurezza lavoro e delle relazioni internazionali, fino agli uffici di coordinamento e pianificazione. La scelta di coinvolgere simultaneamente numerosi dipartimenti nasce dall’intento di garantire la massima attenzione e trasparenza nella valutazione delle criticità del progetto GNL.

Gli attivisti chiedono con forza una valutazione rigorosa e imparziale del progetto, sottolineando il ruolo determinante del Comitato Tecnico Regionale nella definizione delle distanze di sicurezza e nell’analisi dei rischi, come previsto dalla Direttiva Seveso III e dalla normativa nazionale vigente. Gli appelli evidenziano le numerose criticità del progetto, tra cui la vicinanza dell’impianto alle abitazioni (soli 120 metri), la presenza di altre infrastrutture a rischio come i depositi di idrocarburi e la condotta SNAM su terreno cedevole, nonché la pericolosità per i lavoratori della Fox Petroli e delle aziende limitrofe. “Il progetto non rispetta diversi articoli della Legge Seveso III,” commenta Roberto Malini per il Comitato, “non si attiene al principio di precauzione prescritto dell’Ue, contrasta con l’articolo 41 della Costituzione e rappresenta un passato da cui l’Europa cerca di allontanarsi, un passato tragico fatto di incidenti rilevanti con tante vittime, spesso dovuti proprio alla mancanza di attenzione alle leggi vigenti quando si concedono le autorizzazioni relativa a impianti insalubri ed esplosivi. È incredibile che il Ministero dell’Ambiente abbia concesso la Valutazione di Impatto Ambientale positiva senza aver avuto notizia di cosa contengano i capannoni industriali limitrofi, senza un parere tecnico dei Vigili del fuoco o dell’Autorità di bacino, senza prendere in considerazione i rischi, enormi, connessi all’area alluvionale e sismica scelta dall’azienda per l’impianto di liquefazione metano. L’avvocato Andrea Filippini sta preparando il Ricorso straordinario al Presidente della Repubblica, rilevando gli errori commessi da tutte le istituzioni e gli enti che finora hanno effettuato analisi sul sito. La Commissione europea sta indagando su una concessione ministeriale incomprensibile, mentre Prefettura e Procura valutano i nostri esposti e il Governo deve rispondere a un’interrogazione parlamentare presentata da Europa Verde. Ricordiamo che in nessun paese al mondo esiste un impianto di liquefazione metano a 120 metri dalle case e contemporaneamente in una zona al massimo livello di rischio alluvionale. Le misure di sicurezza proposte dall’azienda sono palesemente prive di efficacia, già valutate e scartate in passato dalle altre nazioni”.

Vengono ricordati anche i numerosi e tragici precedenti internazionali, dall’incidente di Cleveland nel 1944 e quello più recente di Kuala Lumpur, per rimarcare come errori tecnici, guasti o calamità naturali possano causare scenari di difficile gestione, specialmente in aree densamente popolate e industriali.

Il Comitato sottolinea l’importanza di adottare ogni misura cautelativa, compresa la soppressione dell’intero progetto, vista l’impossibilità reale da parte dell’azienda di fornire garanzie anche minime sulla sicurezza di cittadini e lavoratori.

«La nostra è una mobilitazione trasparente e responsabile,” dichiarano i portavoce del Comitato. “Abbiamo scelto la strada della partecipazione istituzionale, coinvolgendo ogni dipartimento competente e assicurando che tutte le istanze siano vagliate da chi ha il potere e il dovere di tutelare la sicurezza pubblica».

Ora si attende una risposta dai diversi uffici e dal Comitato Tecnico Regionale, che ha il compito di pronunciarsi sulla legittimità, la sicurezza e la sostenibilità del progetto. Il Comitato annuncia che continuerà a monitorare l’iter e a informare la cittadinanza, rivendicando il diritto alla trasparenza, al rispetto delle normative europee e alla difesa della salute pubblica.