«La sfida lanciata dal WWF, in occasione delle elezioni del 2018, sull’adeguamento dell’assetto del governo del nostro Paese alle sfide ambientali prioritarie su scala globale ed europea sulla strada della decarbonizzazione e del contrasto alla perdita di biodiversità è stata raccolta e, quindi, non possiamo che salutare con favore che con il Governo Draghi si certifichi la nascita di un Ministero per la Transizione Ecologica e si inseriscano in ruoli di rilievo figure con una dichiarata sensibilità ai temi dello sviluppo sostenibile». Lo ha dichiarato Donatella Bianchi, Presidente WWF Italia.
Nell’esprimere soddisfazione nel vedere una figura tecnica di spessore quale il ministro Cingolani alla guida delle politiche ambientali del Paese in una congiuntura così delicata, il WWF auspica che gli interventi per la difesa della biodiversità e per la cura del territorio rimangano un asse portante dell’attività del neonato ministero e diventino quindi i parametri guida della transizione. È inoltre fondamentale, come già rappresentato al Presidente del Consiglio Draghi, proseguire un confronto aperto e vivo tra il governo e la cultura ambientale e scientifica sul futuro del Paese, in coerenza con le scelte fatte nell’ambito dell’European Green Deal e per la definizione dei nuovi contenuti del Piano Nazionale per la Ripresa e la Resilienza.
Il Patto per l’ecologia, lanciato nel 2018 dal WWF, per superare gli attuali limiti nelle competenze e nell’operatività del Ministero dell’Ambiente venne, sottoscritto da tutti i maggiori partiti che compongo l’attuale maggioranza (Forza Italia, Lega, LEU, M5S, PD) che convennero sulla necessità di rafforzare e ampliare le competenze del Ministero per renderlo adeguato a voler contribuire ad un nuovo modello economico capace di dare il giusto valore alla base stessa della nostra esistenza e del nostro benessere: il capitale naturale, la ricchezza della natura del nostro Paese e che avesse come sua mission la conversione ecologica dell’economia, come scelta competitiva su scala globale ed europea per migliorare l’efficienza e l’innovazione del sistema e che assicuri il benessere dei cittadini e garantisca un futuro al nostro capitale naturale e ai beni comuni (materiali e immateriali)”.
Il primo banco di prova per il nuovo Governo e per il nuovo Ministro riguarda la revisione sostanziale del PNRR, che ancora non risponde adeguatamente alle sfide green lanciate dall’Europa con lo strumento Next Generation EU e che richiederà forti sinergie di visione con altri Ministeri chiave, quale quello a guida di Enrico Giovannini, figura capace di dare una nuova impronta alle politiche infrastrutturali del Paese, a partire dall’elettrificazione del sistema dei trasporti.
Secondo il WWF, a) bisogna ancora capire come l’Italia voglia rispondere alla richiesta dell’Europa di dedicare almeno il 37% delle risorse messe in campo dal piano per azioni per il clima e la biodiversità, visto che ad oggi a questo scopo risulta che destinato solo il 31% del complesso dei 223.9 miliardi destinati al Piano; b) come l’Italia voglia attuare un vero e proprio salto, tecnologico e di sistema, verso l’economia decarbonizzata in tutti i settori, a partire dalla ripresa della crescita rapida dalle energie rinnovabili e dell’efficienza energetica; c) nella proposta di PNRR non si individua alcuna risorsa e strumento dedicati specificamente alla riqualificazione e resilienza del nostro patrimonio naturale; d) alla tutela del territorio e, quindi, alla prevenzione del rischio idrogeologico e per l’adattamento ai cambiamenti climatici vengono destinati dal 2021 al 2026 solo 3,61 miliardi di euro, l’1,6% delle risorse messe in campo dal piano; e) il 45,5% delle risorse assegnate alla Rivoluzione Verde e alla Transizione Ecologica del PNRR sono per “progetti in essere” mentre l’Europa chiede interventi innovativi e coerenti con le politiche Green.