In attesa che il governo tiri fuori il bilancio e faccia conoscere al popolo cosa vuol fare, dobbiamo confessare che non si capisce più nulla o si capisce tutto.
Il ministro dell’Economia, Giovanni Tria, dichiara che l’azione di governo non è certamente improntata a una finanza molto allegra, che possa far saltare i conti pubblici per dar spazio alle promesse, cioè alle pensioni di cittadinanza (appannaggio cinque stelle), al reddito di cittadinanza (appannaggio cinque stelle), agli anticipi pensionistici (appannaggio leghista) e alla riduzione delle tasse per gli autonomi (appannaggio leghista).
Il ministro Tria, però, ammette: incorporando il peso dello stop all’aumento dell’Iva, il deficit per il prossimo anno parte già dal 2% e considerando che uno 0,2% sarà riservato agli investimenti, resta solo uno 0,2%, pari a circa 3,5 miliardi. Allora dove trovano i soldi? Facendo altro deficit, cioè sforando anche il 2,4%? In un batter d’occhio si è passati dal 2,4% triennale al 2,4% annuale, al 2,1% nel 2020 e all’1,8% nel 2021, una diminuzione nell’ultimo biennio proprio quando si dovrebbero attuare pienamente le promesse elettorali di spesa. Dove prendeno i soldi? Pre-veggendo un aumento del Pil quando l’economia è in rallentamento? Oppure,”convincendo” gli italiani ad acquistare nuovi titoli pubblici per ripianare il debito, il che equivale alla donazione pro patria della fede nuziale d’oro in cambio di quella di ferro.
Ovvio che l’Ue rileverà che il nostro Paese è totalmente fuori dagli accordi europei. Cosa farà il “Governo del Cambiamento”? La risposta la fornisce il vicepremier Luigi Di Maio che, in una intervista, dichiara “dobbiamo costringere l’Europa a dire no alla manovra”. Sarà stato un lapsus, certo, ma le dichiarazioni del Di Maio corrispondono esattamente a quello che andiamo prefigurando da qualche tempo: individuare la Ue come nemico e centrare su di esso la campagna per le prossime elezioni europee. Se il governo insisterà con la manovra in deficit, l’Ue si troverà costretta ad avviare la procedura di infrazione: una carburante eccezionale per la macchina elettorale di Lega e M5S.
Cosa c’entra in tutto questo il popolo? C’entra, perché gli atti di questo governo aumenteranno il debito pubblico, quello che grava sulle spalle di tutti i cittadini.
Quando è iniziato il “Governo del Cambiamento” lo spread si attestava intorno a 150 punti, ora veleggia intorno ai 280 punti e il rendimento dei titoli di Stato aumenteranno ancor di più con il ritiro del Qe della BCE. Il tutto si traduce in aumento del debito pubblico, ancora sulle spalle del cittadino.
L’importante è che il popolo creda alle promesse in vista delle elezioni, poi si vedrà, come dice il vicepremier Di Maio. Un tanto al kilo.
Primo Mastrantoni, segretario Aduc