È necessario “spendere presto e bene le risorse del Pnrr e i finanziamenti delle politiche di coesione, con progetti strutturali che aumentino la competitività dei territori”, ha affermato Vito Grassi, presidente del Consiglio delle Rappresentanze Regionali e per le Politiche di Coesione territoriale e Vice Presidente di Confindustria, al Sole 24 Ore, presentando il convegno “Transizione e sviluppo: il futuro dell’UE e delle Regioni”, in programma a Venezia.
“L’Italia ha a disposizione i fondi necessari per superare i divari. Ma occorre ripensare il nostro modello di sviluppo: dobbiamo essere più coesi, in Italia e in Europa. La Ue deve essere sempre più centrale, facendo perno sull’autonomia industriale europea”. Così il Vice Presidente, affermando che si tratta di “un approccio da applicare dentro e fuori i nostri confini. Bisogna affrontare il regionalismo da una doppia prospettiva: riaffermare l’importanza delle regioni e dei territori per lo sviluppo del paese, consapevoli, contemporaneamente, del ruolo fondamentale dell’Europa”. A questo scenario, Grassi ha aggiunto un’altra priorità: “coinvolgere l’industria, potenziare la partnership pubblico-privato nell’attuazione dei progetti, perché è l’impresa che crea sviluppo e ricchezza”.
Sull’autonomia differenziata, tema al centro del dibattito politico in queste settimane, Grassi ha richiamato l’attenzione sulla necessità di non aumentare il debito pubblico e, soprattutto, non dividere l’Italia, compromettendo l’Unità nazionale. “Gli errori del passato sono la prova che devono essere individuate chiaramente le materie strategiche e quelle che possono essere oggetto di autonomia”. Questioni che oggi saranno il cuore della relazione di apertura di Vito Grassi in occasione dell’evento in programma a Venezia, un’occasione di confronto tra imprese, istituzioni e politica, con la partecipazione di quattro ministri del governo Meloni, istituzioni europee, governatori e imprenditori. “Alla politica faremo alcune domande – ha detto il Vice Presidente: quante risorse si riusciranno ad impegnare nel 2023 e quante saranno destinate al Sud, se e come sarà realizzata una rimodulazione dei fondi e, inoltre, chiederemo un maggiore coinvolgimento delle parti sociali nella cabina di regia. Da parte delle imprese c’è la più totale disponibilità”. Un approccio di condivisone e collaborazione che Grassi auspica venga adottato anche in altri ambiti come: “la transizione energetica ed ambientale; la transizione digitale, sulla quale bisogna rilanciare Industria 4.0; investire in ricerca, sviluppo e innovazione, la formazione, che vuol dire crescita del capitale umano, il credito, su cui occorre continuare a sostenere la liquidità delle imprese, rafforzando strumenti pubblici di garanzia e di credito agevolato”.
L’obiettivo, dunque, è crescere e ridurre i divari e rendere l’Europa competitiva rispetto a Usa e Cina. Secondo Grassi, infatti, non si vince aumentando il protezionismo: “è una strategia che va condotta attraverso una politica industriale europea, puntando all’autonomia delle fonti energetiche, delle materie prime, semiconduttori, terre rare, intelligenza artificiale. La sfida oggi è sull’industria 5.0”. Per il VP serve più Europa e un modello di sviluppo basato sulla coesione territoriale. “Non servono aiuti di Stato, che penalizzerebbero le aree che hanno meno disponibilità fiscale, ma emissioni di eurobond. Confindustria – ha detto Grassi – è impegnata sulle politiche di coesione, nel Paese e nell’Ue, come dimostra il documento firmato lo scorso novembre a Stoccolma tra le 40 confindustrie aderenti a Business Europe. Un’unità di intenti raggiunta attraverso un lavoro che vorremmo fosse adottato anche dalla politica e dalle istituzioni”.