A oggi il governo continua a latitare sul green pass a scuola. Sono ancora indecisi se l’obbligo dovrà esservi per tutto il personale, ed è ancora più vaga la possibilità per gli studenti. Alla base ci sono gli equilibri del governo, con partiti come Lega e M5S che continuano a strizzare l’occhiolino elettorale ai no-vax… altro non è dato sapere visto che non hanno mostrato una pezza sulle evidenze sanitarie e scientifiche che sarebbero a favore della loro contrarietà.
Nulla per provvedimenti d’urgenza per arrivare a settembre coi ragazzi vaccinati e il personale no-vax sostituito. Certo, non è facile… per esempio le due dosi e il tempo che deve trascorrere tra una somministrazione e l’altra… ma ci sono anche vaccini monodose e, in difficoltà, per ridurre il danno, si può organizzare l’apertura in presenza in ritardo rispetto al tradizionale calendario.
Cosa significa l’intento di Draghi (“Costi quel che costi a settembre la scuola deve ricominciare in presenza”), considerato che una dose (ammesso che la facciano e anche considerando che andare a scuola non è come andare al bar) è solo un piccolo passo verso quell’immunità 80/90%+ delle due dosi? Non vorremmo che il diffuso non gradimento della Dad possa portare studenti e famiglie ad accettare anche più restrizioni pur di tornare in presenza, prolungando la pandemia.
Allo stato dei fatti ci sembra che il governo dia più prova di debolezza e inconcludenza che certezza.
La stabilità del governo è più importante della salute dei ragazzi? La scuola è dell’obbligo, ma se lo Stato non garantisce, trasformandole in fucine di malattie e contagi (portati poi anche in famiglia), è obbligo ad ammalarsi?
Quanti genitori manderanno a scuola i figli senza la sicurezza dei vaccini?
Perché non si fa intervenire l’esercito e si precettano alla bisogna tutti i funzionari e dipendenti pubblici?
Cosa ne dice il presidente della Repubblica?
Vincenzo Donvito, presidente Aduc