Il referto sull’HIV può essere inserito nel Fascicolo sanitario elettronico (Fse) solo dopo che il medico ha comunicato di persona all’interessato l’esito dell’esame. Lo ha ribadito il Garante per la protezione dei dati personali in una FAQ pubblicata sul proprio sito web.
L’Autorità ricorda che è la legge 135/1990 sulla lotta all’Aids a stabilire che la comunicazione dei risultati degli accertamenti diagnostici per una patologia così delicata venga data esclusivamente alla persona a cui sono riferiti gli esami, e alla quale va garantita la massima tutela. Una volta soddisfatta l’esigenza di intermediazione tra medico e paziente, il referto sull’HIV può essere reso disponibile all’interessato tramite il FSE, al pari di ogni altro referto.
L’intervento è stato reso necessario a seguito di diverse segnalazioni all’Autorità che lamentavano come alcune Regioni non consentissero agli interessati di ricevere il referto diagnostico sul proprio Fascicolo sanitario elettronico a causa di supposti limiti derivanti dalla normativa sulla protezione dei dati personali.
Il Garante ha dunque chiarito che l’indisponibilità dei risultati sul FSE non dipende dalla normativa sulla privacy, ma dalla disciplina legislativa sull’HIV, il cui fine è quello di consentire a chi abbia effettuato un test un’adeguata assistenza psicologica e una consulenza specialistica sul significato del risultato.