L’ennesimo grido d’allarme da chi si sente a disagio? Forse perchè non gli piace il nuovo governo…. Sinceramente ero più preoccupato che il governo non ci fosse rispetto all’esistente.
Almeno me la posso prendere con qualcuno che è più facile mandare a casa alle prossime elezioni, che non l’impiegato o il burocrate di un qualche ufficio pubblico da cui mi sento vessato….
Provate a chiedere di licenziare uno di questi ultimi perchè ha violato qualche vostro diritto… a parte passare come da affamatore di lavoratore, l’impresa non é difficile, ma inesistente. E perché? Semplice: dicono che i diritti non si mangiano.
Del resto, in una Repubblica come la nostra, fondata sul lavoro, é anche logico che sia così.
“Il buongiorno si vede dal mattino”, e il nostro mattino implica come conseguenza che “i diritti non si mangiano” sia un filo conduttore politico, sociale ed economico.
Ma allora, perché quando é in gioco un qualche diritto non digerito grossomodo da tutti, gli altrettanti tutti si scaldano? Bella domanda! Bella contraddizione! Noi siamo tra coloro che pensano che i diritti si mangino: é la base delle nostre società in regime di democrazia. E’ infatti dall’esistenza o meno di diritti che nasce l’economia. Non solo, ma alcuni aspetti dell’armonia della nostra comunità civica, non sono stati chiamati “diritti sociali”?
Facciamo alcuni esempi, apparentemente un po’ estremi. Ma di fervente e iper-discussa attualità.
Immigrazione. I diritti degli immigrati che premono per entrare nel nostro continente (l’Italia – é noto – é meta e punto di transito per l’intera Europa), sono anche una questione economica. E dalla messa in atto del diritto alla migrazione, all’accoglienza e all’integrazione, non ci sono conseguenze economiche? Certo che sì! Dipende dai punti di vista, ma ci sono. Per quelli che io giudico a sguardo corto, la presenza di piu’ immigrati nei nostri territori significa rubare lavoro e identità agli indigeni. Per me rappresentano opportunità, lavoro, arricchimento, integrazione alle attuali dimensioni della vita umana.
Legalizzazione droghe. Le droghe – diciamo il classico spinello, al momento – sarebbe un vizio che fa male. E infatti é vietato. In Italia – relativamente al consumo – solo come illecito amministrativo. In altre parti d’Europa – non tante, in verità, ma é a mio avviso grave che sia così in un Paese come la Francia, in genere faro di civiltà nel nostro continente – é anche un reato. Il vento sta cambiando e la brezza – come sempre – ci arriva da oltre Atlantico. Il punto di partenza é che ognuno fa del proprio corpo ciò che crede opportuno, ovviamente senza fare male agli altri. Ed é questo il motivo, per esempio, per cui alcool e tabacco sono legali (droghe, comunque, a tutti gli effetti). Ma dal punto di partenza del diritto individuale, si va subito in economia e nel sociale. Per quest’ultimo aspetto, ve l’immaginate che tristezza delle feste in cui non ci sia una bottiglia di vino da stappare o bersi una birra o un cicchetto di qualche superalcolico, magari andando sul balcone a farsi una Marlboro?
Per l’economia…. é forse un caso che le imposte su tabacco e alcool siano un pilastro del nostro sistema di entrate fiscali? O che il nostro Paese sia un punto di riferimento mondiale per il vino? No. Anche in questo caso, i diritti si mangiano. Che sullo spinello é quanto sta accadendo in alcuni Stati Usa (California in testa) e, moltissimo, in Canada. Si sa, anche se i bacchettoni fanno finta del contrario, che farsi uno spinello dà meno effetti che bersi mezzo bicchiere di vino, e che se oggi ci sono danni individuali, sociali ed economici per gli spinelli, é solo perchè vige il proibizionismo. E, per l’appunto, dove questo tabù é stato superato, stanno arrivando opportunità enormi: fiscali e lavorative, oltre a enormi risparmi degli Stati nelle politiche di ordine pubblico (il passaggio dei mercati prima in mano alle mafie, nelle mani dello Stato, ha come conseguenza lo sgretolamento dei mercati clandestini e l’avvio della prosperità per quelli legali).
Abbiamo fatto solo due esempi. Ma crediamo di aver fornito elementi per far comprendere la tendenza e le opportunita’ e, soprattutto, che in società come la nostra “i diritti si mangiano”.
Quelle che riportiamo sono semplici argomentazioni che contrapponiamo a tutte quelle sirene che, ancora oggi, ci vogliono convincere che, per l’appunto, i diritti non si mangiano. Stiamo parlando, per concludere, di propulsori di cibo che (soprattutto nel caso delle droghe oggi illegali) sono tali nel rispetto di coloro che non vogliono gustarli.
E’ un modo di pensare e di porsi davanti alla realtà di un mondo globalizzato, per cavalcarlo e non farsi sopraffare chiudendosi dentro un fortino.
Vincenzo Donvito, presidente Aduc