Fase 2, Iervolino (Radicali): election day a settembre sbagliato, campagna elettorale ad agosto improponibile…
L’ipotesi di un election day che, in una sola volta, consenta ai cittadini di esprimersi su regionali, amministrative e referendum costituzionale a metà di settembre è insensata. Sebbene il comitato tecnico-scientifico sia favorevole a questa possibilità, vi sono delle considerazioni non meno importanti da fare: pensare a una campagna elettorale che si tenga ad agosto è irresponsabile, per di più in questo momento siamo impreparati e lontani dal poter garantire il pieno esercizio dei diritti politici a tutti i cittadini in queste circostanze.
Ieri, come Radicali Italiani, abbiamo manifestato davanti al Parlamento per chiedere strumenti a garanzia dei processi democratici sia elettorali che di iniziativa popolare. Un intervento che non è più procrastinabile. È necessario, quanto prima, allargare la platea degli autenticatori e prevedere la possibilità di sottoscrizione delle liste e delle iniziative popolari attraverso la firma digitale, così è indispensabile assicurare lo svolgimento del voto domiciliare o per corrispondenza per chi dovesse trovarsi in isolamento domiciliare.
Sono requisiti essenziali per garantire la più ampia partecipazione alla vita politica del paese, indispensabile per un appuntamento triplice come quello che si ipotizza – dichiara Massimiliano Iervolino, Segretario di Radicali Italiani. “Se si dovesse dare seguito a questa ipotesi, lo spread democratico con i paesi più avanzati sul terreno degli strumenti di partecipazione continuerebbe ad allargarsi. Per questo il Governo deve agire subito con l’obiettivo di salvaguardare i principi costituzionali”.
I presidi del 21 maggio a Roma, Milano, Torino, Bologna, Palermo e Verona
Radicali Italiani ha organizzato ieri, 21 maggio, presidi a Roma (in piazza Monte Citorio), a Milano, Torino, Bologna, Palermo e Verona per chiedere l’impegno dei parlamentari a presentare le necessarie modifiche in sede di conversione del decreto 20 aprile 2020 n.26, il cosiddetto ‘decreto elezioni’, per: ridurre o azzerare il numero di firme necessarie alla presentazione di liste elettorali; allargare la platea di autenticatori anche ai promotori di iniziative referendarie o presentatori di liste elettorali; introdurre la possibilità di sottoscrivere iniziative popolari o liste elettorali tramite Spid; prevedere l’esercizio di voto per le persone in isolamento domiciliare alla data delle consultazioni anche referendarie.
La strada alternativa è quella di un provvedimento d’urgenza emanato dal Governo: lo scorso novembre il Comitato dei Diritti umani dell’Onu ha richiamato l’Italia in materia di diritti politici, in particolare, per gli ostacoli posti all’attività di raccolta firme. L’Italia ha tempo fino a fine maggio per recepire la pronuncia: un provvedimento d’urgenza consentirebbe di ottenere questo risultato e, allo stesso tempo, di ripristinare le garanzie per il pieno esercizio dei diritti politici da parte dei cittadini.