Il 7 ottobre dei consumatori

Il 7 ottobre è l’anniversario dell’eccidio, da parte dei terroristi di Hamas, di 1200 israeliani, ammazzati in quanto tali: donne, uomini, bambini, agricoltori dei kibbutz, militari, tantissimi giovani che stavano partecipando ad una festa musicale. Ed è anche l’anniversario della presa in ostaggio di altre 250 persone, alcuni nel frattempo scambiati/liberati, alcuni morti in prigionia, e 64 che si ritiene ancora vivi, ancora nelle mani dei rapitori (1). La vicenda ha provocato l’invasione della striscia di Gaza da parte dell’esercito israeliano, l’estensione del conflitto anche contro i terroristi Hezbollah del Libano che spalleggiano Hamas gettando missili in Israele, così come fanno i terroristi Uthi dallo Yemen e gli iraniani in modo particolarmente massiccio (è loro la regia, dal loro territorio).

 

Decine di migliaia le vittime da tutte le parti (le quantità diffuse non hanno fonti indipendenti e quindi non sono credibili), la maggior parte tra terroristi e popolazioni che i terroristi stessi dicono di difendere, solo perché le autorità israeliane sono attente alla difesa dei loro cittadini che non i terroristi che, invece, usano i propri concittadini, le case, le scuole e gli ospedali di questi ultimi come sedi militari e scudi umani. Noti i sostegni internazionali e nazionali per una e l’altra parte.

 

Questi terroristi sono gli stessi che da decenni e decenni ammazzano anche noi che non siamo in Medio Oriente e che abbiamo avuto la sventura di trovarci nel posto sbagliato al momento sbagliato: olimpiadi, discoteche, mezzi di trasporto, chiese, per strada, nelle redazioni dei giornali, etc..

 

Il tutto è in essere e siamo qui a scriverne e parlarne solo per un breve quadro d’insieme ad un anno dell’eccidio del 7 Ottobre, con l’auspicio di non dover fare altrettanto l’anno prossimo.

Che possa servire a capire perché associazioni come la nostra seguono con attenzione la vicenda, prendono posizione e ne parlano e scrivono per evitare che quanto i terroristi auspicano, possa essere anche il nostro futuro.

 

A noi interessano lo Stato di diritto e le libertà ed uguaglianze individuali in un regime democratico, condizione base per un’economia in cui ognuno possa vivere essendo se stesso e scegliere e rivalersi in caso di problemi.

Quanto auspicato da questi terroristi non fa parte delle nostre scelte di vita. I loro Stati e le loro società sono l’opposto. Ognuno per sé a casa propria? No perché queste persone vogliono e combattono perché tutto il mondo divenga come il loro, e chi non collima deve essere annientato. A partire dai cittadini e dallo Stato di Israele che, con la scusa che è accanto a loro in un territorio conteso da entrambi, li usano come testa di ponte per la distruzione di chi non si sottomette alla loro volontà (che chiamano divina).

 

E’ per questo che non possiamo che sostenere lo Stato di Israele e il suo diritto a difendersi, così come fanno i nostri Stati, che non sono in Medio Oriente, e che reagiscono con determinazione alle incursioni di questi terroristi.

 

La difesa e l’esistenza di Israele sono simbolo e necessità ché il nostro modello di società ed economia possa continuare. Modello senza il quale, a nostro avviso, i palestinesi quanto gli italiani non potrebbero vivere in armonia alla ricerca del benessere, e non potrebbero avere una qualche Aduc come sentinella e combattente per i loro diritti.

 

 

1  – https://www.agi.it/estero/news/2024-10-06/7-ottobre-il-dramma-infinito-degli-ostaggi-a-gaza-28133280/

Vincenzo Donvito Maxia – presidente Aduc