La crisi pandemica in corso sta portando con sé una grave crisi occupazionale, economica e sociale che rischia, tra le altre cose, di aiutare il radicamento, l’ampliamento e la diffusione delle mafie e dei loro interessi criminali.
Le mafie, infatti, soprattutto grazie all’attività di liberi professionisti al loro servizio, possono cogliere questa crisi come occasione per radicarsi nel settore agricolo, della logistica, della grande distribuzione, della finanza o in altri settori strategici per l’Italia.
Per evitare questo proliferare nel Paese, il capo della Polizia, Franco Gabrielli, ha annunciato la costituzione «di un Organismo Permanente di Monitoraggio presso la Direzione Centrale della Polizia Criminale», il cui compito è quello di procedere con un’accurata e preventiva ricognizione a tutto campo dell’infiltrazione mafiosa nell’economia italiana ed europea.
La nota del prefetto Gabrielli è stata inviata al gabinetto del Ministro dell’Interno (Luciana Lamorgese) e al Comando generale dell’Arma dei Carabinieri (Giovanni Nistri); alla Guardia di Finanza (Giuseppe Zafarana) e al DAP (Dipartimento Amministrazione Penitenziaria), guidato da Francesco Basentini.
Il nuovo organismo sarà presieduto dal «Vice Direttore generale Ps, Direttore centrale Polizia Criminale, Prefetto Vittorio Rizzi» e composto dai rappresentanti di Comandi individuati – ai quali si aggiungono tutti gli esponenti delle forze di Polizia impegnati all’estero e negli organismi internazionali.
La ricognizione che quest’organismo avvierà non deve trascurare alcun settore economico e, nel contempo, deve sapere ricostruire, quasi sul piano etnografico, la complessa rete di interesse e soggetti “di mezzo” che consentono alle mafie, e al loro circolo vizioso di economia criminale, di radicarsi, nascondersi e cogliere – a volte prima degli operatori economici legali – le opportunità di radicamento e diffusione che ogni situazione, pandemia compresa, è in grado di presentare loro.
Il capo della Polizia indica i percorsi operativi di monitoraggio della cabina di regia, ossia in primis «i settori imprenditoriali e merceologici di elezione» delle mafie e, poi, «le modalità di penetrazione nei circuiti economici e finanziari (…) e i tentativi di condizionamento dell’attività deliberativa relativa agli appalti pubblici». Si tratta di settori economici e di strategie che saranno approfonditi sia durante il sistema emergenziale sia nella successiva fase di ricostruzione e di rilancio dell’economia. I lavori di indagine e riflessione sulla capacità delle mafie di condizionare ulteriormente l’economia del Paese e la sua organizzazione sociale potranno essere migliorati grazie al contributo fornito anche da referenti di enti e organismi pubblici e privati, capaci di fornire un apporto conoscitivo e analitico qualificato. Esistono, infatti, associazioni di categoria e di impresa, osservatori del lavoro, uffici con sensori sull’andamento del mercato e della legalità, centri studi, laboratori di indagine e inchiesta, i quali possono fornire conoscenze, riflessioni, e sollevare attenzioni particolari su modalità operative, a volte nuove, delle mafie al tempo del Coronavirus.
Quest’iniziativa deriva da alcuni qualificati allarmi emersi nel corso delle ultime settimane, ai quali anche l’Eurispes si è associato, a partire dalla circolare inviata, a tutti i questori, dal responsabile della Direzione centrale Anticrimine, Francesco Messina. A quest’allarme si aggiungono quelli del capo della Procura Nazionale Antimafia, Cafiero De Raho, o del Magistrato Gratteri. L’insieme di queste richieste di attenzione ha instradato l’organizzazione dell’Organismo di Monitoraggio e vigilanza per comprendere «le linee evolutive delle dinamiche (mafiose) e dei loro modelli operativi in un’ottica preventiva».
Secondo il capo della Polizia esistono settori sui quali è richiesta una specifica attenzione derivante dall’enorme disponibilità finanziaria delle mafie utilizzabile «per colmare il deficit di liquidità di piccole e medie imprese, ma anche di grandi soggetti economici la cui operatività ha già subìto un forte rallentamento». Una cabina di regia che merita grande attenzione e che certo potrà fornire le giuste indicazioni affinché le mafie non si allarghino e radichino in Italia ma, al contrario, perdano definitivamente terreno dinnanzi alla capacità dello Stato di anticiparle e combatterle con cognizione di causa e competenza.