Si è tenuto a Roma alla Camera dei Deputati un convegno in occasione della Giornata mondiale contro le droghe. Un convegno che ha fatto parlare di sé soltanto per il botta e risposta tra il presidente del Consiglio Meloni e il deputato di Più Europa Riccardo Magi. Poi sulla stampa e in tv non mi è parso di vedere altro, eppure il Convegno ha avuto molto da dire anche per le numerose personalità intervenute e per i temi straordinariamente importanti.
A cominciare dal Presidente della Camera Lorenzo Fontana, Andrea Abodi, Ministro per lo Sport e i Giovani, Maurizio Gasparri, Vicepresidente del Senato, Alfredo Mantovano, Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con la conclusione dei lavori del Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni. ll messaggio che parte dal convegno è che c’è un mondo che non si rassegna, un mondo fatto di Giovani, di famiglie, di personaggi del mondo dello spettacolo. un mondo che vede al suo fianco le istituzioni che mette in comune le esperienze maturate sul campo per circoscrivere il più possibile questa deriva e per invertire la rotta: comunità, sert, regioni, professioni a vario titolo coinvolte (psichiatri, psicologi, medici di ogni specializzazione). Prevenzione informazione, educazione vicinanza prima dei pure importanti articoli di legge sono il terreno di confronto. Il presidente della Camera Lorenzo Fontana aprendo i lavori ha detto: “Le droghe minano le fondamenta della società, delle famiglie e delle relazioni umane, e tendono a colpire anche fasce molto giovani della popolazione“. È essenziale aiutare coloro che soffrono di questa schiavitù“. Per il presidente Fontana serve “un continuo impegno sulla prevenzione” con anche l’informazione “sulle conseguenze che deriva da una maggiore conoscenza del commercio occulto del dark web“.
Il convegno è proseguito con le testimonianze toccante dei ragazzi delle comunità e dei loro genitori, abbiamo avuto contezza, attraverso l’intervento di esperti, anche della situazione drammatica dell’ultimo decennio negli Stati Uniti a causa degli effetti della legalizzazione di sostanze improvvidamente definite leggere. Infatti per avere un’idea precisa degli effetti devastanti della droga basterebbe ascoltare i giovani o quello che riferiscono gli operatori della varie comunità di recupero. E’ fondamentale che il Governo Meloni abbia ridato spazio alle Comunità di recupero, talvolta perfino criminalizzate da certi settori politici.
Poi intervenuto Alfredo Mantovano Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, con delega di funzioni in materia di politiche antidroga che ha evidenziato preliminarmente come sia fondamentale per una piena consapevolezza del fenomeno nella lotta alla droga una corretta informazione specie tra gli adolescenti. Ricordo che Mantovano ha curato un interessantissimo e ben documentato testo, “Droga. Le regioni del NO. La scienza, la legge, le sentenze”, pubblicato da Cantagalli (2022)
Oggi circolano più stupefacenti rispetto a qualche anno fa e lo attestano i dati ufficiali, aggiornati del Dipartimento antidroga della Presidenza del Consiglio, nella relazione che tra qualche giorno sarà inviata ai presidenti delle Camere.
Ci sono tra le centinaia di pagine due dati molti significativi: nel 2022, 4 milioni e novecento mila persone hanno fatto uso di almeno una sostanza stupefacente (il dieci per cento della popolazione italiana) tra loro ci sono persone che guidano veicoli e che svolgono attività lavorative importanti e cruciali per la vita del Paese.
Sempre nel 2022 vi è stato un aumento di consumo tra gli studenti: sono poco meno di un milione i ragazzi tra i 15 e i 19 anni (il quaranta per cento del totale per la loro fascia di età) che riferiscono di aver consumato droga almeno una volta nella propria vita, 120.000 (quasi il cinque per cento) hanno riferito di aver usato venti o più volte la cannabis nel mese precedente alla domanda che è stata loro rivolta.
Il messaggio pertanto che parte dal convegno è che c’è un mondo che non si rassegna, un mondo fatto di giovani, di famiglie, di personaggi del mondo dello spettacolo, un mondo che vede al suo fianco le istituzioni che mette in comune le esperienze maturate sul campo per circoscrivere il più possibile questa deriva e per invertire la rotta: comunità, sert, regioni, professioni a vario titolo coinvolte (psichiatri, psicologi, medici di ogni specializzazione).
Come spiega Alfredo Mantovano dall’avvio dell’attività di questo governo c’è stata la volontà di rendere questa condivisione effettiva e concreta con incontri periodici e tavoli tecnici per entrare nel dettaglio e trovare le soluzioni ad ogni tipo di dipendenza. Il sottosegretario sottolinea che bisogna, a tal proposito, ampliare le competenze del dipartimento politiche antidroga ricomprendendo tutti i tipi di dipendenza.
A novembre del 2021 a Genova si è tenuta la conferenza nazionale sulle dipendenze che secondo il testo unico sulle droghe dovrebbe tenersi ogni tre anni, quella immediatamente antecedente si era svolta tredici anni prima a conferma della disattenzione generale delle istituzioni.
Urge, pertanto, calendarizzare una nuova conferenza per porre al centro del dibattito politico e culturale la questione fondamentale che non è la sostanza ma la persona finalmente posta al centro nell’interlocuzione.
In particolare- continua Mantovano- col ministro della Salute è stato posto l’accento sul diritto di scelta: non è possibile che se un paziente intende sottoporsi a una cura ha la possibilità di farlo in ogni zona del territorio nazionale e poi per chi invece intende affrontare un percorso di recupero dalla tossicodipendenza si venga vincolati al territorio dove risiede quando la varietà degli approcci al recupero può far preferire una soluzione più adeguata.
Mantovano conclude affermando un concetto fondamentale nella lotta alle dipendenze e cioè che la sfida veramente cruciale è quelle educativa.
Le istituzioni non possono attestarsi sulla riduzione del danno perché significherebbe rassegnarsi alla “gestione del male” ed un governo non può gestire il male ma deve invertire la rotta.
Quello che interessa realmente non sono i milligrammi in più o in meno di ciascuna delle sostanze riportate dalle tabelle, la linea di confine è su qualcosa di più importante è sul significato da conferire a termini come libertà e come responsabilità.
Prevenzione informazione, educazione vicinanza prima dei pure importanti articoli di legge sono il terreno di confronto e- ammonisce Mantovano- se necessario di scontro.
Nella conclusione dei lavori il Presidente Giorgia Meloni ha ribadito che nella lotta alla droga “questo governo non intende voltarsi dall’altra parte e ignorare il problema ma affrontarlo con coraggio e determinazione. Sarebbe molto più comodo sul piano del consenso far finta di niente, come hanno fatto altri, ammiccare alle dipendenze per sembrare anticonformisti ma credo che non ci sia niente di più anticonformista di dire le cose come stanno assumendoci la responsabilità. Una politica che non garantisce la scuola, una prospettiva, un futuro ai giovani e in cambio dice ‘fumati una canna’ non sarà mai la mia politica. E’ finita la stagione dell’indifferenza, del lassismo, del disinteresse. Il messaggio è che lo Stato intende fare la sua parte per combattere un fenomeno che è fuori controllo“.
La Meloni ricorda il suo passato di studentessa, “Mi interrogavo quando ero rappresentante studentesco su come si faccia” a combattere la droga e oggi “voglio dire a questi ragazzi che quando voi finirete il percorso di recupero ricordatevi che siete migliori di tanti altri, c’è tanto che potete insegnare e dare, non vi definisce che siete finiti nel tunnel della droga ma che siete riusciti ad uscirne“, ha aggiunto Giorgia Meloni. “Voglio dire alle associazioni e agli operatori di questo campo: so che è stato un percorso nel quale spesso vi siete sentiti soli, da domani non lo sarete più” ha concluso la premier. E qui la Meloni afferma una verità fondamentale, abbiamo assistito a un immobilismo e disinteresse istituzionale, lo si faceva notare nel libro della Cantagalli che ho citato prima. “Sulla tossicodipendenza vi è un grande silenzio, – spiega Francesco Vismara di san Patrignano – che si interrompe solo nel momento in cui succedono fatti di cronaca; quando il clamore della cronaca cessa, l’esperienza degli ultimi dieci anni è che il problema viene messo sotto il tappeto”.
DOMENICO BONVEGNA
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