Oltre le cosiddette "telefonate a freddo" effettuate usando liste di utenti comprate in giro e in cui si promette l'impossibile, il principale metodo di contatto usato dai broker truffaldini è quello dei banner pubblicitari e degli annunci sui social network. Le parole-chiave utilizzate per centrare il bersaglio sono sempre uguali. Parlano di poter raggiungere la libertà finanziaria tramite un lavoro da casa capace di generare entrate automatiche e rendite passive. Sono corredate da immagini che trasmettono gioia e l'aria di chi ce l'ha fatta, con messaggi che affermano che è possibile guadagnare una cospicua somma in breve tempo partendo con un importo esiguo o anche di poter guadagnare uno stipendio mensile in maniera costante. Queste ultime sono le due aspirazioni, se non proprio le necessità, di una sempre più vasta platea di potenziali clienti. Ed ecco che i pubblicitari si insinuano proprio nei punti deboli delle persone. Ancora, vengono pubblicizzate piattaforme evolute di trading, come anche software "miracolosi" che fanno tutto loro, e i cui segnali basterebbe seguire per poter guadagnare. E' sufficiente un po' di buon senso per capire tutte queste strategie, e di conseguenza capire che bisogna evitare chi si propone in simili maniere. Eppure, in troppi ci cascano Si parte con 200 euro e, trascinati dal vortice dei truffatori, si perdono cifre anche con molti zeri. Un nuovo aspetto molto preoccupante sta crescendo negli ultimi tempi. Vengono infatti sfruttati i marchi famosi di società quotate in borsa come Amazon, Juventus, Ferrari e pure Poste Italiane. Ci soffermiamo su questo ultimo nome per evidenziare come anche la sola pubblicità di per sé ingannevole stia sempre più sconfinando nella truffa. I banner che mostriamo (*), utilizzati da un'agenzia media assoldata da un broker senza licenza valida, invitano a piccoli investimenti con Poste Italiane per ottenere una rendita fissa mensile, giocando sulla quotazione in borsa del titolo e le immagini della carta PostePay o addirittura di un libretto postale. Abbiamo verificato che il broker da cui si viene contattati se si riempie la form, TradeLg, ha licenza nelle Isole Vergini Britanniche (1) e quindi è del tutto abusivo in Italia. Fermo restando che, purtroppo, anche nell'Unione Europea ci sono paesi molto "facili", a partire da Cipro. E' possibile segnalare i fatti all'Agcm (2) ma i tempi dell'istruttoria sono lunghi e le sanzioni non commisurate alla gravità dei fatti. Peggio ancora considerando il domicilio della società. Anche la Consob (3) è in grado di intervenire in maniera efficace, vietando le inserzioni di intermediari abusivi. Ma a costoro è sufficiente cambiare nome per proseguire indisturbati. Fondamentale sarebbe invece una mossa dei social network e delle agenzie media Qualcosa del genere è già accaduto all'inizio del 2018, quando - sull'onda del cripto-boom -, Facebook ha vietato le pubblicità che promuovono prodotti e servizi finanziari che sono associati frequentemente con pratiche promozionali fuorvianti o ingannevoli come criptovalute (Bitcoin, Ethereum, ecc.) ed initial coin offering, le offerte pubbliche di sottoscrizione lanciate dalle start-up. Il divieto non è rivolto alle sole criptovalute ma a tutti quei prodotti che sono pubblicizzati in maniera non corretta. Google si è poi accodata adottando analoghi provvedimenti nella propria agenzia pubblicitaria, Google AdSense. Ora occorre il salto di qualità. E' vero che rinunciare a simili inserzioni comporta la rinuncia a forti introiti economici, ma alla lunga si attirano gli operatori seri, oggi poco invogliati ad essere presenti in un ambiente poco limpido, e si guadagna anche in termini di affidabilità nei confronti degli utenti con conseguente aumento della considerazione del pubblico. A nostro modo di vedere, una spinta decisiva può venire dalle società interessate: per esempio, Poste Italiane non può consentire che si utilizzino il proprio nome e le immagini dei propri prodotti per offrire servizi di investimento non solo abusivi ma anche truffaldini. A tale scopo, abbiamo provveduto a segnalare loro il fenomeno. NOTE * Qui i banner pubblicitari: - https://www.aduc.it/generale/files/file/newsletter/2020/Poste001.jpg?1601981854257 - https://www.aduc.it/generale/files/file/newsletter/2020/Poste002.jpg?1601981882104 - https://www.aduc.it/generale/files/file/newsletter/2020/Poste003.jpg?1601981908508 1 - http://www.gainpass.org/files/tac_en.pdf 2 - https://www.agcm.it/servizi/segnala-on-line 3 - http://www.consob.it/web/investor-education/l-invio-di-esposti Anna D’Antuono, legale, consulente Aduc