Confturismo, Assoturismo e Federturismo: “Forme di ristoro adeguate per tutta la filiera del turismo italiano”…
Con una nota congiunta, le tre principali associazioni del settore turistico, Confturismo, Assoturismo e Federturismo, chiedono che “tanto le preannunciate nuove misure di supporto alle attività economiche che Governo e Parlamento si preparano a varare nei prossimi giorni, quanto la proroga ed estensione di quelle già messe in campo, che dovrebbero far parte dei contenuti della Legge di Bilancio 2021, siano basate sulla effettiva perdita di volume d’affari e corrispettivi che ciascuna attività sta subendo, non con quantificazioni fisse, ad esempio per codice ATECO“.
“La chiusura di alcune tipologie di attività, nuove limitazioni all’esercizio di altre e indicazioni di comportamento, per i residenti e i cittadini in ingresso nel nostro Paese, contenute nel DPCM 24 ottobre – si legge ancora in una nota – riducono fortemente, tanto in termini concreti quanto per l’effetto psicologico che inducono, la propensione ai consumi dando un ulteriore grave colpo al turismo“.
“Il settore non è in crisi solo per via delle chiusure o perché sono fortemente limitati gli ambiti di operatività delle sue attività, è in crisi perché, oramai da 8 mesi, non ci sono “turisti” – se non per un periodo estremamente ridotto della scorza estate e in alcune specifiche destinazioni – né presumibilmente ve ne saranno per tutta la stagione invernale, fino a Pasqua inclusa. E’ questo il significato inequivocabile dei dati ufficiali diIstat e Banca d’Italia, che tra marzo e giugno quantificano una riduzione del traffico di turisti italiani e stranieri dell’87%, di quelli pubblicati nella Nota di aggiornamento al DEF, che identificano a luglio un ulteriore crollo del 60% della spesa degli stranieri in Italia e del 56% della spesa degli Italiani all’estero, e di un periodo agosto-settembre in cui, secondo le nostre stime, abbiamo ricevuto un turista estero su 4 e 4 Italiani su 10 non hanno compiuto neanche uno spostamento dai rispettivi luoghi di residenza per motivi di vacanza. Senza contare il crollo del turismo d’affari e di quello di meeting, congressi ed eventi”.
“Se dunque il lockdown è ufficialmente durato poco più di 2 mesi, per questo settore dura, in effetti, già da 8 e non se ne prevede la fine prima di 12. Pertanto – si specifica nella nota congiunta – prevedere forme di ristoro da mettere in campo per le attività interessate dalle limitazioni appena introdotte è certamente necessario ma risponde a uno degli aspetti della crisi in corso. Occorre pensare alla filiera del turismo nel suo complesso, con nuove importanti misure”.
“Anche basandosi sui primi segnali che emergono dalla quantità e valore delle domande presentate da alcune categorie del settore, quelle che ne avevano diritto, per ricevere i contributi a fondo perduto parametrati sulla riduzione di volumi d’affari e corrispettivi – concludono le associazioni – non è azzardato confermare la previsione già operata nei mesi scorsi che, su 190 miliardi di euro (somma che corrisponde al valore della produzione annua delle attività del settore e di quelle più immediatamente e direttamente collegate) alla fine dell’anno ne mancheranno 100“.
Federalberghi: “Misure per tutte le imprese basate su perdita fatturato”
“Confidiamo che le misure di ristoro vengano in soccorso di tutte le imprese che subiscono gli effetti del Dpcm. Le misure, perché siano eque, devono essere basate sulla effettiva perdita di fatturato e non sul codice Ateco“. E’ quanto raccomanda Federalberghi in una nota in riferimento agli interventi sul fondo perduto, che saranno presi nelle prossime ore per ristorare le imprese anche del settore alberghiero.
Gli albergatori infatti, lamentano che gli alberghi subiranno grandi danni, anche se non c’è un ordine di chiusura specifico. Gli alberghi sono aperti ma, nei fatti, vengono chiusi, perché i turisti da fuori Italia praticamente non ne arrivano e anche i clienti italiani sono molto pochi. Il nuovo Dpcm infatti limita fortemente la possibilità di muoversi e di viaggiare se non per motivi necessari, e gli eventi così come gli spettacoli sono annullati, le cerimonie vietate e con lo smart-working fortemente incentivato le aziende alberghiere non riescono a coprire i costi.
Agenzie e tour operator chiedono “indennizzi subito”
Dal 23 febbraio ad oggi gli operatori del settore del turismo organizzato non hanno percepito alcun indennizzo per la chiusura delle attività. Dopo aver perso un anno di lavoro, le prospettive per il 2021 sono altrettanto negative; la situazione per le imprese non è più sostenibile. Le associazioni di categoria del turismo organizzato – Assoviaggi Confesercenti, Astoi Confindustria Viaggi e Fto Confcommercio – chiedono che vengano accelerate tutte le procedure legate agli indennizzi già stanziati e che anche il comparto del turismo organizzato sia incluso tra i settori oggetto del Decreto Ristoro.
La chiusura dei confini con tutti i Paesi extra-Ue, il tampone obbligatorio o la quarantena per le più importanti destinazioni turistiche europee, il blocco dei viaggi di istruzione hanno provocato in media riduzioni del fatturato delle imprese del 90% e stanno generando fallimenti e chiusure delle attività con conseguente perdita di posti di lavoro. Le associazioni chiedono inoltre con urgenza un incontro al presidente del Consiglio e al ministro dell’Economia e delle Finanze per la presa in carico della situazione, così come fatto per le attività che subiranno limitazioni con il nuovo Dpcm.
Assoviaggi Confesercenti, Astoi Confindustria Viaggi e Fto Confcommercio pretendono “il rispetto del diritto costituzionale al lavoro e la parità di trattamento con gli altri settori economici ed invocano che anche agenzie di viaggi e tour operator siano prontamente indennizzati per i danni subiti dal 23 febbraio ad oggi, a fronte delle restrizioni imposte da provvedimenti delle istituzioni italiane ed europee”.
Fiavet: “il nuovo DPCM distrugge l’ultimo baluardo del turismo invernale”
“È vero: le agenzie di viaggi non sono state nominate nel nuovo Decreto, ma è ormai inutile per noi restare aperti: non abbiamo il prodotto da vendere. L’unica destinazione era l’Italia, dove andranno i turisti se non possono cenare al ristorante, prenotare uno spettacolo, seguire un evento, se è loro sconsigliato spostarsi?”. Ivana Jelinic, presidente di Fiavet, conferma oggi più che mai il legame del turismo al suo indotto. Non è stato nominato il turismo, quindi Fiavet vuole ribadire il valore di questa filiera, per essere certa che il sostegno non vada solo a coloro che chiudono, ma a tutti coloro che sono colpiti dalle conseguenze che derivano da questa chiusura.
Il turismo, già in ginocchio, con questo Dpcm, vede bloccarsi il minimo di mobilità che ci poteva essere per il ponte di Tutti i Santi, le settimane bianche, le prenotazioni per Natale e Capodanno. “Lo scorso anno si sono spostate 10 milioni di persone per le vacanze natalizie, eravamo già ad una perdita stimata di 4,1 miliardi nel periodo, ora questa stima è destinata a crescere”.
Pur comprendendo la necessità della tutela della salute pubblica che resta il bene primario, Fiavet avverte che le aziende si trovano in una situazione insostenibile e con esse i lavoratori del comparto. “Occorre che il Governo provveda con urgenza agli aiuti di Stato perché non si può sopravvivere in questa situazione”. Il quadro storico è senza precedenti: le frontiere sono chiuse, con gli spostamenti ufficialmente sconsigliati dalla Farnesina, il turismo scolastico fermo con anticipi di liquidità già dati ai fornitori bloccati, gli spettacoli e gli eventi business e sociali annullati, le cerimonie vietate con perdite importanti nel turismo wedding che perde sia in spostamenti e soggiorni, sia in viaggi di nozze.
Avverte quindi la presidente: “abbiamo fiducia che assieme al Decreto, come ha dichiarato pubblicamente il premier Giuseppe Conte, partano in contemporanea i provvedimenti di ristoro, e noi ci auguriamo che siano proporzionali alle perdite subite, perché questa situazione non salva affatto il Natale delle agenzie di viaggio”.