Con oltre il 60% delle preferenze, gli operatori sanitari vengono autorizzati ad operare in un regime libero professionale che, per alcune prestazioni, li rende totalmente autonomi rispetto ai medici, e ancora per promuovere lo stanziamento di nuove risorse per la loro formazione e il loro aggiornamento. Sono davvero troppi per la Svizzera gli 11 mila infermieri che oggi mancano all’appello!. I cittadini elvetici lo hanno compreso e hanno risposto presente, con il loro sì, alle richieste dei sindacati della sanità».
Così De Palma, Presidente del Sindacato Nazionale Infermieri commenta la notizia: «E la vicina Italia cosa fa? Da noi, con una carenza strutturale che ormai rasenta gli 80mila operatori, gli infermieri arrivano a disertare in massa i bandi di concorso come quello dell’Asl Città di Torino, stanchi e logorati da proposte contrattuali ancora una volta poco gratificanti. I Ministri Brunetta e Speranza usino ora le loro leve, per risolvere il problema nazionale».
«Due realtà geograficamente così vicine ma diametralmente opposte, almeno in questo preciso momento storico.
Da una parte la Svizzera, che per far fronte alla carenza di personale infermieristico, circa 11mila unità, promuove addirittura un referendum popolare, per affidare ai cittadini elvetici l’ultima parola sulla ricostruzione di una professione che riveste un ruolo cruciale per il futuro del Paese. Il nome della campagna referendaria, “cure infermieristiche forti”, che ha ottenuto il sì con oltre il 60% delle preferenze, lascia intendere chiaramente quali siano gli obiettivi da raggiungere.
Dall’altra una Italia, la nostra Italia, dove gli infermieri, vedi il recente caso del bando dell’Asl Città di Torino, disertano addirittura i concorsi pubblici, rispondendo in poco più di 400 all’ennesima proposta poco dignitosa di un contratto a termine, dimostrando di essere sì pronti e consapevoli di dover affrontare una nuova possibile ondata di Covid, ma nel contempo logorati e tremendamente afflitti dal dover sempre tendere le mani per chiedere ciò che spetta loro legittimamente. Insomma, queste aziende sanitarie italiane non sono in grado di garantire nemmeno un contratto a tempo indeterminato e con le carenze che ci sono questo e’ il colmo…»
Così Antonio De Palma, Presidente Nazionale del Nursing Up.
«E così, mentre gli infermieri italiani continuano a camminare sui carboni ardenti delle incertezze e del precariato, in Svizzera sembra giunto a conclusione il referendum popolare dove i cittadini partecipano direttamente alla ricostruzione sanitaria, e dove pare trionfare il sì con oltre il 65% delle preferenze. Ciò che vince, tra le altre cose, è un consono adeguamento degli stipendi infermieristici, che allo stato già arrivano anche alla ragguardevole cifra di 3500 Euro, a fronte dei 1400 di quelli italiani, investimenti sulla formazione e, finalmente, una libera professione anche per gli infermieri ospedalieri, che potranno anche rilasciare fattura. Fino a questo momento agli infermieri elvetici veniva concesso solo di fatturare prestazioni erogate su indicazione medica, con questo referendum essi potranno invece elargire anche prestazioni in totale autonomia, e fatturare determinate prestazioni direttamente all’assicurazione obbligatoria delle cure medico-sanitarie o ad altre assicurazioni sociali.
Fino a prima di questo referendum, in linea di principio, potevano fatturare soltanto le prestazioni prescritte da un medico.
Praticamente in Svizzera applicano oggi la ricetta che Nursing Up propone da 1 anno e mezzo qui in Italia.
Come pensa, a questo punto il nostro Paese, di arginare l’emorragia di giovani infermieri verso le altre nazioni europee, pronte in questo momento a fare ponti d’oro a professionisti del calibro di quelli italiani per rafforzare il proprio sistema sanitario ?
Chiediamo al Ministro della Salute Roberto Speranza, di introdurre le necessarie modifiche alla vigente disciplina, affinché agli infermieri pubblici dipendenti venga consentito di svolgere attività libero professionale analogamente a quanto già accade per i medici affinché, così come saggiamente sta facendo la Svizzera, gli stessi possano contribuire con tutta la loro professionalità a sostenere le sorti di un sistema sanitario in condizioni di criticità.
Per quanto attiene alle strutture pubbliche, il Ministro Brunetta ha, ora, l’opportunità di dimostrare con i fatti quanto apprezza gli sforzi profusi dagli infermieri italiani, quanto tiene a cuore la nostra professionalità , il nostro spirito etico e soprattutto può dar prova di rendersi conto che la ricostruzione della sanità è legata a filo doppio alle funzioni professionali infermieristiche: la qualità e la crescita del sistema sanitario del presente e del futuro non può prescindere dalla valorizzazione della nostra categoria.
Insomma, questo è un momento cruciale anche per la sanità italiana. In ARAN si stanno decidendo le sorti contrattuali dei 269mila infermieri del SSN e non pare proprio che a loro si stia rivolgendo una degna attenzione da parte delle pubbliche amministrazioni.
Chiediamo, pertanto, al Ministro Brunetta di dare indicazioni concrete all’ARAN, ora è indispensabile, affinché gli infermieri vengano collocati nell’area elevata qualificazione del contratto della sanità, oppure affinché veda la luce l’area contrattuale dedicata alle professioni infermieristiche e sanitarie, oltre alle tre già ipotizzate nella corrente trattativa. Oggi una qualsiasi delle due ipotesi è possibile, dopo le modifiche legislative del DL 80/2021.
Confidiamo affinché il Ministro Brunetta traduca in fatti tangibili quella valorizzazione tanto auspicata, dando indicazioni all’ARAN affinché una parte delle risorse dei nuovi fondi per la sanità siano destinati, come è giusto, agli infermieri in primis, e alle altre professioni sanitarie non mediche assieme alle quali essi rappresentano il 75% del personale del comparto.
Ci aspettiamo, pertanto, un intervento del Ministro Brunetta sull’ARAN, al fine di scongiurare che questo contratto, che Brunetta intende chiudere tempestivamente, si concluda negativamente, a danno degli infermieri.
Per scongiurare tutto questo, caro Ministro è arrivato il momento di tracciare una svolta nel presente e nel futuro degli infermieri di casa nostra», chiosa De Palma.