Un passo avanti importante per i diritti delle bambine, dei bambini e degli adolescenti e per la definizione urgente delle necessarie politiche di contrasto alla povertà educativa. Così Save the Children commenta i primi risultati del lavoro della Commissione inter-istituzionale per la misurazione di questo fenomeno promossa dall’Istat, presentati oggi nell’ambito della Conferenza Nazionale di Statistica.
“Dieci anni fa Save the Children introdusse per la prima volta in Italia il concetto di “Povertà educativa”[1], intesa come “la privazione da parte dei bambini e degli adolescenti della possibilità di apprendere, sperimentare, sviluppare e far fiorire liberamente capacità, talenti e aspirazioni”, promuovendo contestualmente il primo Indice di Povertà Educativa (IPE) per misurare le disuguaglianze educative regionali e dando avvio all’esperienza dei “Punti Luce”[2] nelle periferie più difficili”, dichiara Raffaela Milano, Direttrice Ricerche e Formazione dell’Organizzazione.
La povertà educativa è un fenomeno complesso e multidimensionale: la definizione di un sistema ufficiale di misurazione, da parte della Commissione di cui fa parte anche Save the Children, è indispensabile per concentrare gli investimenti per asili nido, mense scolastiche, palestre e biblioteche nelle aree più svantaggiate, dove far nascere “aree ad alta densità educativa”. Investimenti urgenti perché in dieci anni il dato della povertà minorile si è aggravato: oggi 1,3 milioni di bambini vivono in povertà assoluta, il dato più alto dal 2014. Secondo la recente indagine di Save the Children Domani (IM)POSSIBILI[3], quasi un adolescente su dieci in Italia (9,4%) tra i 15 e i 16 anni, pari a più di centomila ragazze e ragazzi, vive in condizioni di grave deprivazione materiale.
“La povertà educativa è oggi più che mai una emergenza che va affrontata con tutti gli strumenti a disposizione. Per questo motivo, chiediamo alle istituzioni che, appena conclusa la fase di elaborazione da parte di Istat, la nuova misurazione della povertà educativa territoriale diventi un criterio determinante per l’elaborazione di politiche e per orientare tutti gli investimenti educativi, per ridurre le gravi disuguaglianze che continuano a colpire i bambini, le bambine e gli adolescenti nel nostro Paese”, conclude Raffaela Milano.