Prosegue ancora il percorso di frenata dell’inflazione. I dati dell’Istat di settembre certificano ancora una volta un rallentamento della crescita dei prezzi, anche se i movimenti principali dell’indice, sia al rialzo che al ribasso, sono dovuti alle dinamiche dei prezzi dei beni energetici, che si collocano comunque su variazioni a due cifre e si mantengono fra i più alti in Europa.
Così Confesercenti in una nota.
Lo scenario, nel complesso, non desta particolari preoccupazioni, anche se il consolidamento definitivo del rientro dell’inflazione dipenderà dalla progressiva normalizzazione delle condizioni del mercato energetico. In ogni caso, si prosegue lungo il sentiero del progressivo recupero del potere d’acquisto delle famiglie, e a dare un contributo al sostegno dei redditi dei lavoratori, oltre alla crescita dell’occupazione, sono anche i contratti di lavoro recentemente rinnovati, tra cui terziario e turismo.
L’auspicio, però, è che ora questo graduale recupero del potere d’acquisto possa tradursi effettivamente in un’accelerazione della spesa delle famiglie che – dopo due anni di corsa dell’inflazione – segna ancora il passo. Una stasi di cui risente non solo la distribuzione commerciale, ma anche il settore manifatturiero.
La fiacchezza della domanda interna è diventata un problema strutturale della nostra economia, con un impatto negativo sulla crescita complessiva del PIL. Bisogna affrontarlo non con misure spot ma con interventi sostanziali. Da questo punto di vista, ben venga la conferma del taglio del cuneo fiscale, che nelle intenzioni del governo dovrebbe diventare strutturale. Ma è necessario continuare a sostenere la domanda interna anche delle famiglie che non rientrano nella platea individuata dal taglio del cuneo, con una riforma fiscale che miri ad accelerare il recupero del potere d’acquisto e possa dare una nuova boccata di ossigeno all’economia.