I dati preliminari Istat per il mese di giugno ci dicono che l’inflazione è stabile a livello mensile mentre a livello annuale la crescita sarebbe minore (da 7,6 a 6,4%). Il tutto, come già nei mesi scorsi, grazie alla minore crescita dei beni energetici seguiti, con minori decrescite, dagli alimentari lavorati, trasporti, servizi ricreativi, culturali e per la cura della persona. Gli unici in controtendenza gli alimentari non lavorati (1).
Tutti contenti? Le politiche del governo stanno funzionando? Le spese che sosteniamo ogni giorno sono stabili rispetto al mese scorso? E anche se in crescita rispetto ad un anno fa, si tratta di una crescita minore, avviandoci verso, per esempio, l’obiettivo della Banca centrale europea: 5,3% nel 2023, 2,9% nel 2024 e 2,1% nel 2025?
Sarà pure così, ma qualcosa non ci torna.
Lo abbiamo chiesto al fruttivendolo sotto casa e ci ha detto che i suoi aumenti di circa il 30% sono dovuti all’aumento dei prezzi all’ingrosso. Allora lo abbiamo chiesto alle compagnie aeree a cui in tanti ci rivolgiamo per andare in vacanza in questi mesi e che, mediamente, hanno prezzi tra il 40/50% in più, e ci hanno detto che tra carburante, aeroporti, personale, manutenzione etc, hanno costi talvolta anche raddoppiati. Tenaci siamo andati in un supermercato della grande distribuzione e, dopo oculata scelta degli acquisti in linea con le abitudini precedenti, lo scontrino era di un 30% superiore. In attesa dei cosiddetti saldi estivi, siamo andati a comprare qualche capo d’abbigliamento e, a parte i negozi dell’usato, abbiamo deciso di non incrementare il guardaroba. Poi, siamo andati al ristorante e, a parte i fast food che sono aumentati di un 10%, abbiamo deciso che è meglio invitarci a casa nostra, magari con gli amici.
Qualcosa non torna.
Il mercato si sta comportando in modo difforme dalla scienza dell’Istat. Le mazzate di aumenti dei mesi scorsi, non solo non decrescono, ma diventano sempre più mazzate.
Scevri da tentazioni di chiedere calmieri di Stato per alcuni prodotti e servizi (siamo consapevoli che se ne avvantaggerebbero mercato nero e qualità), abbiamo cercato di capire se il governo ci stia venendo incontro, non con bonus qui e là, che sono come i cerotti, ma cercando di darci maggiore potere d’acquisto con un minore e diffuso peso fiscale e contributivo. Ma ci siamo rimasti male.
Al momento quindi non resta che arrangiarsi, cambiare le abitudini (e magari questo ci fa anche bene al fisico e al cervello), ma quando abbiamo imposte, bollette e spese, tentati dal più diffuso sport nazionale, l’evasione, “non ci resta che piangere”.
Vincenzo Donvito Maxia – presidente Aduc
1 – https://www.aduc.it/notizia/inflazione+mensile+stabile+calo+livello+annuale_139623.php