Le piccole e medie imprese (PMI) costituiscono la spina dorsale del sistema produttivo italiano: oltre 750 mila aziende attive, impiegano circa il 30% della forza lavoro nazionale e generano più del 40% del fatturato complessivo.
Questo settore è essenziale per l’economia del Paese, garantendo occupazione, innovazione e sviluppo locale. Tuttavia, le PMI italiane devono affrontare una sfida significativa nel percorso di digitalizzazione, in cui risultano ancora indietro rispetto a molte controparti europee e globali. Tutto questo spesso le induce a vagliare l’opportunità di stipulare dei prestiti aziende in difficoltà, pensati ad hoc per aiutare le imprese ad investire in questo ambito.
La definizione di digitalizzazione
Ormai sempre più spesso si sente parlare di “digitalizzazione” ma di cosa si tratta precisamente? Il Mise (il Ministero dello Sviluppo Economico) ha di fatto dato una nozione di digitalizzazione che fa riferimento alla dotazione di hardware, software e di appositi servizi che consentono di modernizzare l’intera organizzazione di lavoro, ad esempio implementando l’utilizzo di tecnologie digitali e nuovi modelli di lavoro flessibili come lo smart working, lavoro agile ecc.
La digitalizzazione consente di migliorare l’efficienza dei processi operativi, di adottare reti di comunicazione a banda larga oppure ultra-larga oppure basate su reti satellitari. In altre parole, per poter parlare di impresa digitalizzata non basta aver acquistato dei computer o qualche altro supporto tecnologico, si tratta di un processo radicale che stravolge completamente l’organizzazione dall’interno.
Il processo di digitalizzazione nelle PMI
La digitalizzazione delle PMI va ben oltre l’adozione di tecnologie: richiede una trasformazione profonda dei processi interni, delle competenze del personale, della cultura aziendale e della governance.
Questa transizione mira a rendere le imprese più agili, flessibili e orientate alle esigenze del cliente, sfruttando i dati come risorsa strategica. Ci sono diversi esempi di digital transformation, come il cloud computing, che consente l’accesso remoto a risorse informatiche senza dover investire in infrastrutture costose. Il cloud riduce significativamente i costi operativi, offre scalabilità e aumenta la sicurezza dei dati, agevolando la collaborazione e la continuità del lavoro.
L’intelligenza artificiale (IA), poi, permette alle PMI di automatizzare processi, analizzare dati in tempo reale e personalizzare servizi, migliorando la qualità delle decisioni e la reattività sul mercato. L’e-commerce, invece, permette di ampliare il mercato raggiungibile, semplificando il processo d’acquisto e migliorando l’esperienza dei clienti, creando nuove opportunità di crescita delle PMI.
Infine, lo smart working incrementa flessibilità e produttività, consentendo al personale di lavorare da remoto, favorendo il work-life balance.
I benefici della digitalizzazione
Riuscire a portare a termine in una PMI un processo di digitalizzazione ha diverse conseguenze positive. Innanzitutto, grazie ad essa è possibile ottenere semplificazione, automazione, smaterializzazione, adozione di processi data driven, ottimizzazione della produzione, risparmio nonché grande efficienza e competitività sul mercato.
Come è facile desumere, non si tratta di benefici da poco conto, anzi. Ma non finisce qui, la digitalizzazione dei processi consente anche di migliorare l’efficienza dei macchinari e degli impianti di produzione e di ridurre, al tempo stesso, i consumi in modo da poter ottimizzare le scorte a disposizione. Infine, grazie alla digitalizzazione è possibile mettersi al pari con i concorrenti e non essere inferiori ai competitors che operano nel medesimo settore.