Una valanga di prodotti chimici viene riversata ogni anno nell’ambiente in cui viviamo: ogni 1,4 secondi l’industria sviluppa un nuovo composto e ogni anno 1000 nuove sostanze vengono introdotte sul mercato, stando alle stime Eurostat nella sola Unione Europea si producono 300 milioni di tonnellate di sostanze chimiche ogni anno e se ne consumano 200.000 tipi diversi, con vendite globali più che raddoppiate tra il 2000 e il 2017.
Sono fino a 12.000 le sostanze considerate pericolose per la salute o l’ambiente: presenti in tre prodotti su quattro di larghissimo utilizzo, dai pannolini alle vernici, dai prodotti per la pulizia agli adesivi, molte sono interferenti endocrini ovvero composti che alterano il funzionamento del sistema endocrino e gli equilibri ormonali, con effetti negativi per la salute di adulti e bambini come malformazioni congenite, disturbi dello sviluppo neurologico o della riproduzione, tumori, diabete e obesità. Negli ultimi 13 anni nell’Unione Europea sono state vietate circa 2.000 sostanze ma serve ora un’accelerazione per regolamentare i tantissimi interferenti endocrini che minacciano la salute dei cittadini: per questo la Società Italiana di Endocrinologia ha appena sottoscritto la petizione dell’European Society of Endocrinology, che in una lettera indirizzata alla Presidente della Commissione europea, Ursula Von Der Leyen, chiede di aggiornare, prima che decadano i mandati dell’attuale Parlamento europeo e della Commissione, il regolamento europeo n. 1907/2006 REACH (Restriction, Evaluation, and Authorisation of Chemicals) concernente la registrazione, la valutazione, l’autorizzazione e la restrizione delle sostanze chimiche.
“É fondamentale che la revisione sia adottata nell’ambito dell’attuale mandato politico della Commissione europea e del Parlamento europeo. Ritardare ulteriormente la revisione del REACH determinerà il persistere di un elevato livello di esposizione della popolazione ai cosiddetti interferenti endocrini, cioè sostanze chimiche capaci di alterare la funzione del sistema endocrino, con conseguenze più gravi in particolar modo per i soggetti più vulnerabili, come donne in gravidanza e bambini”, affermano Annamaria Colao, presidente della Società Italiana di Endocrinologia (SIE), e Gianluca Aimaretti, presidente eletto SIE “Queste sostanze chimiche, che includono per esempio bisfenoli, ftalati e perfluoroalchiliche (PFAS) e si trovano in numerosissimi oggetti di uso comune fra cui imballaggi, bottiglie di plastica e giocattoli, sono pervasive e comportano gravi conseguenze avverse sul sistema endocrino. Le donne incinte e i bambini sono particolarmente sensibili agli effetti delle interferenze sul sistema endocrino, perciò agire ora significa prevenire danni alle generazioni attuali e future. Come ricorda il testo della petizione – continuano Colao e Aimaretti – ulteriori ritardi nella revisione del regolamento REACH avrebbero conseguenze sanitarie durature anche in futuro. Oltre alla perdita di vite umane e animali, gli interferenti endocrini sono anche legati a notevoli costi economici sostenuti dai cittadini dell’Unione: stime prudenti hanno collegato le esposizioni delle sostanze a circa 157 miliardi di euro di spese sanitarie effettive e della perdita di potenziale di guadagno”.
I cittadini europei hanno già iniziato a prendere coscienza della pericolosità di queste sostanze: secondo un sondaggio condotto dalla Commissione Europea nel 2020, l’84% è preoccupato per l’impatto sulla salute delle sostanze chimiche e il 90% per l’impatto sull’ambiente. Tuttavia, sebbene le conoscenze scientifiche stiano aumentando, ci sono ancora molte lacune da colmare in merito all’entità degli effetti negativi degli interferenti endocrini e gli endocrinologi chiedono perciò che sia anche potenziata la ricerca perché, per esempio, per molte sostanze sono ancora scarsi i dati circa le soglie di pericolosità e restano in gran parte da riconoscere e definire le conseguenze dell’esposizione a ‘cocktail’ di prodotti chimici diversi, anche in quantità sotto soglia. “Lo scorso anno è stato pubblicato sulla rivista Science lo studio EDC-MIxRisk, finanziato dall’Unione Europea, a cui hanno partecipato per l’Italia l’Istituto Europeo di Oncologia, lo Human Technopole e l’Università di Milano: i ricercatori hanno dimostrato che l’esposizione in gravidanza a mix di interferenti endocrini, ciascuno dei quali anche sotto soglia, aumenta fino al 54% il rischio di deficit neurologico nei nascituri provocando un ritardo nel linguaggio – aggiungono – I dati confermano l’importanza di conoscere meglio gli effetti di queste sostanze chimiche sulla salute, di cui per esempio non sappiamo quasi nulla in merito alle conseguenze sul sistema surrenale. L’Europa ha un regolamento molto avanzato e per esempio per il bisfenolo A sono già stati previsti adeguati divieti per l’impiego in molti prodotti: l’auspicio è che si arrivi presto a qualcosa di simile anche per interferenti endocrini di cui sono già noti i rischi, come gli ftalati o le varie sostanze con effetto antiestrogenico o antiandrogenico. Le sostanze che, secondo una classificazione prodotta dall’Unione Europea, certamente interferiscono con il sistema endocrino sono finora 66, mentre per altre 52 non esistono prove sufficienti per stabilire una classificazione adeguata: è fondamentale aumentare le conoscenze e poi agire per tutelare i cittadini”. A settembre dello scorso anno, la Commissione europea ha intanto avviato una consultazione pubblica su un progetto di legge che introdurrebbe nuove classi di pericolo nell’ambito della revisione di un altro regolamento (CE), il n. 1272/2008, relativo alla classificazione, all’etichettatura e all’imballaggio delle sostanze e miscele. In questo modo, verrebbero aggiunti criteri e classi di pericolo per gli interferenti endocrini e le sostanze persistenti bioaccumulabili e tossiche. Per i sottoscrittori della nuova petizione, questo atto è sicuramente un primo passo necessario per ridurre l’esposizione delle nuove sostanze, dal momento che le scoperte e le innovazioni nel settore industriale proseguono. “L’auspicio è che si prosegua sulla strada tracciata dalla Commissione con la “Strategia in materia di sostanze chimiche sostenibili di ottobre 2020, in cui si fa riferimento a una produzione, sin dalla fase di progettazione, sostenibile e sicura sia per la salute umana sia per l’ambiente”, concludono Colao e Aimaretti.